Biennali e grandi manifestazioni artistiche sono sempre nell’occhio del ciclone per quanto riguarda critiche e roventi polemiche. Quest’anno però la Whitney Biennial sembra aver raccolto più polemiche del solito. Giusto ieri la Biennale del Whitney è stata minata da un falso comunicato stampa dove si prendevano in giro gli sponsors della prestigiosa manifestazione.
Andando indietro nel tempo è possibile trovare altri gustosi aneddoti: nel 1987 le Guerrilla Girls attuarono una delle più celebri proteste artistiche della storia, scagliandosi contro la cronica assenza delle donne nelle Biennali dal 1973 al 1987, il tutto all’interno di una mostra intitolata Girls Review The Whitney. Ma la povera Biennial fu inoltre bersaglio di un’azione pirata da parte di Miltos Manetas che nel 2002 si impossessò dell’url del sito costruendo una piattaforma del tutto incomprensibile anche se dall’home page tutto sembrava essere perfettamente nella norma. Anche la nostra Biennale di Venezia è stata oggetto di numerose azioni “belliche”, la scorsa edizione ad esempio è stata bersagliata dal solito lancio di palline di naftalina ed osteggiata da un falso comunicato stampa recante dei partecipanti fittizi al Padiglione Italia curato dal nostro Vittorione Nazionale©.
Restando a Venezia, nel 1972 la Seconda soluzione d’Immortalità, (L’Universo è Immobile) di Gino De Dominicis, quella con il giovane affetto dalla sindrome di Down, sollevò polemiche talmente aspre che ancora oggi se ne parla. Altra manifestazione internazionale celebre per incitare gli animi dei più riottosi è il prestigioso Turner Prize, organizzato ogni anno dalla Tate Gallery di Londra. Le proteste più accese sono quelle degli Stuckists, un gruppo artistico locale guidato da Billy Childish (ex boyfrend di Tracey Emin). Nel 2011 un membro di tale gruppo artistico interruppe una presentazione stampa del premio, lanciandosi nudo sul palco. E che dire della Brucennial del 2010, vera e propria Biennale organizzata dal gruppo artistico Bruce High Quality Foundation per offrire un’alternativa a quella organizzata dal Whitney. Insomma tra polemiche e manomissioni, non c’è mai da star tranquilli a queste grandi manifestazioni d’arte contemporanea.