Era il ritrovo trendy di Madonna negli anni ’80 e di tutti i modaioli di New York finchè circa quattro anni fa il celebre Pop Shop creato a Soho da Keith Haring ha chiuso definitivamente le porte lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. Oggi la Tate Modern di Londra ha però deciso di ricostruire interamente lo storico negozio all’interno dei suoi spazi espositivi.
Keith Haring fu da sempre affascinato dall’idea di rendere un’opera d’arte accessibile a chiunque, un oggetto capace di affascinare non solamente i ricchi collezionisti ma anche la gente comune in cerca di un semplice cappello, un portachiavi o una T-shirt. Per questi motivi l’artista aprì nel 1986 il suo Pop Shop, offrendo alla massa uno spazio in grado di trasformare il suo linguaggio artistico in un vero e proprio oggetto di consumo. La filosofia di Haring era quella di “continuare in un certo qual modo questa via di comunicazione intrapresa con i miei disegni nelle metropolitane. Volevo attrarre la stessa grande fetta di pubblico in un posto accessibile non solo ai collezionisti ma anche ai ragazzi del Bronx”. Haring aveva coperto le mura ed i soffitti del suo Pop Shop di graffiti monocromi, gli scaffali erano pieni di cappelli da baseball e orologi Swatch. La clientela era eclettica e Madonna era cliente abituale: “Keith è riuscito a fondere la Street Art con la cultura pop, trasformando il tutto il consumo di massa, esattamente come ho fatto io” dichiarò un giorno la cantante parlando del Pop Shop di Haring.
Per la mostra Pop Life al Tate Modern inaugurata il 1 ottobre, il museo ha deciso quindi di ricostruire il Pop Shop lavorando fianco a fianco con la fondazione Haring in modo da rendere la riproduzione fedele all’originale. I graffiti sono stati ridipinti e sugli scaffali sono presenti oggetti originali e nuovi oggetti in un mix tra il commerciale e l’opera d’arte da collezione. Anche se nel corso della sua attività artistica Haring ha scatenato violente critiche per aver diminuito l’integrità della sua arte attraverso una pratica di mero commercio, la sua influenza si è rivelata in tutta la sua grandezza. Prima di Haring anche altri grandi artisti sperimentarono l’aspetto commerciale della loro arte, Claes Oldenburg ad esempio aprì un negozio dove vendeva sculture di oggetti di tutti i giorni e come non citare la celebre Factory di Andy Warhol. Ma Haring fu indubitabilmente il primo ad avere estremo successo nel trasformare la sua arte in oggetto di consumo. Sfortunatamente il grande artista americano non visse abbastanza per osservare il grande impatto delle sue idee nelle generazioni postume alla sua, egli infatti morì nel 1990 alla giovane età di 31 anni.
La sua arte vive non solo in gallerie come la Tate Modern ma anche dove egli l’ha sempre voluta: nella strada.
Bea 18 Gennaio 2011 il 19:48
Ciao!Ho letto il tuo articolo riguardante la nuova apertura del ocale Pop Shop a Londra.Sapresti dirmi dove si trova esattamente?Grazie