Ken Loach non parteciperà alla trentesima edizione del Torino Film Festival. Al celebre regista è stato assegnato il prestigioso Gran Premio Torino, ma lui non ha nessuna intenzione di accettarlo. Il motivo? Lanciare un messaggio di solidarietà ai lavoratori della Cooperativa Rear che sono stati licenziati…
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Torino vicino l’Europa?
Mentre rombano i motori di Artissima e la stampa di settore nostrana tenta di fare quadrato attorno alla manifestazione per risollevare un sistema che è oramai caduto in pezzi, all’estero non credono più alle nostre pacche sulle spalle e ai nostri “va tutto alla grande”, semmai ci hanno mai creduto. Proprio questa settimana un articolo di Lindsay L. Benedict comparso su Hyperallergic ed intitolato Precarious Torino (Torino precaria) compie un breve punto sulla reale situazione del nostro artesistema, ma leggiamo cosa ha scritto l’artista/giornalista:
Phlegm in Torino
Phlegm è in visita in Italia per il Bunker Festival di Torino. Ecco cosa ha creato il nostro eroe, Check Thiz out…
Alessandro Sciaraffa alla Gam di Torino
Il quarto appuntamento di Vitrine presenta l’installazione interattiva di Alessandro Sciaraffa dal titolo Akasha, (in mostra dal 12/4/2012 al 30/5/2012) costituita da una serie di pannelli di cristalli liquidi assemblati a muro sino a sagomare completamente l’ambiente. Materia protagonista di Akasha è il plasma, il quarto stato della materia, non liquido, non solido, non gassoso e prossimo alla struttura delle stelle.
Grazie a un processo termico di alterazione del grado di temperatura, esercitato dall’intervento dei visitatori chiamati a gettare schizzi d’acqua verso la superficie di Akasha, la monocromia iniziale dei cristalli liquidi muta colore e identità. Gli occhi dello spettatore vedranno apparire un paesaggio visivo metamorfico, la cartografia imprevedibile di maelstrom virtuali in continua evoluzione sulla composizione molecolare del plasma.
Fiere d’arte contemporanea: più utile sapere le cifre delle vendite che il numero di visitatori
Le fiere vanno bene, le fiere vanno male. Solitamente quando si parla di una fiera-mercato dell’arte contemporanea si è portati a giudicare la sua validità dai vips che presiedono all’opening e dal volume di visitatori che essa riesce ad attirare nei giorni successivi. Almeno questo è quello che succede in Italia. I magazine ed i quotidiani italiani sono infatti portati a giudicare l’andamento di una fiera basandosi sul volume di presenze che essa riesce a generare. Ovviamente più gente c’è, più possibili collezionisti girano per gli stand ma c’è da dire che le cose non stanno esattamente così.
Da Art Basel Miami Beach ci giungono voci di grosse vendite e vengono rese note anche le cifre. La Cheim & Read di New York ad esempio ha venduto una scultura di Jack Pierson per 175.000 dollari, un dipinto astratto di Louise Fishman per 100.000 dollari ed un bronzo di Donald Baechlor per 150.000 dollari.