La terza edizione di Art Dubai la fiera d’arte contemporanea che ha aperto le sue porte il 17 marzo ha confermato il momento di stallo del mercato dell’arte ai tempi della crisi. La fiera è stata leggermente più piccola dello scorso anno a causa delle defezioni all’ultimo minuto da parte di alcune gallerie che hanno costretto l’organizzazione a ridurre il numero degli stand.
Quest’anno nel corso dell’evento erano presenti per la prima volta a Dubai diverse gallerie di spicco della scena dell’arte contemporanea internazionale come la Lisson Gallery e la Gimpel Fils di Londra unite alla L&M Art di New York che ha rinunciato al Tefaf di Maastricht per essere presente alla fiera.
Tutti gli espositori si sono impegnati per presentare opere di qualità ed in generale il livello dell’evento è stato più alto rispetto alle passate edizioni. La Fiera a inoltre attratto numerose personalità del mondo dell’arte come il collezionista indiano Anupam Poddar, il collezionista svizzero Maja Hoffmann ed altre diciotto persone dello staff del Tate.
A dispetto di questo interesse generale le vendite non sono certo andate brillantemente. Alcuni colpacci ci sono stati ma in generale le opere che hanno venduto di più si sono attestate attorno ai ventimila ed i trentamila dollari, in un giro di fatturato complessivo in netto ribasso rispetto all’edizione dello scorso anno. Il pubblico e gli investitori hanno mostrato interesse nei confronti dell’arte est-asiatica ma molte gallerie sono tornate a casa con la bocca asciutta come commenta il direttore della Mario Mauroner di Vienna: “Questa è la nostra terza presenza ad Art Dubai e devo dire che è stata un’edizione sin troppo tranquilla, molte persone hanno mostrato interesse nei confronti delle nostre proposte ma complessivamente devo affermare che Arte Fiera di Bologna ed ARCO a Madrid sono state di gran lunga più redditizie. Tuttavia la nostra galleria ha resistito alle crisi economiche degli anni ’70 e sicuramente saprà superare anche questo momento”.
Ed anche noi ci auguriamo che questo sia realmente un momento e non un lungo periodo di crisi.