Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ha inaugurato il 25 maggio la prima mostra personale in un museo italiano di Sarah Morris e di ospitare la première internazionale del suo nuovo film: Beijing.
Nel corso degli anni Novanta, Sarah Morris ha raggiunto la notorietà grazie a dipinti e film caratterizzati da un approccio strutturale astratto e complesso, nei quali traccia tipologie urbane e sociali. Gli ambienti urbani, i motivi architettonici, i simboli, i luoghi e le rappresentazioni del potere sono oggetto di un’indagine ravvicinata che affascina il fruitore dell’opera in un’alternanza di finzione e realtà.
Tale esplorazione si rivolge sia alla psicologia della città contemporanea che alla sua politica codificata architettonicamente, nel tentativo di comprendere come un momento particolare possa essere racchiuso e quasi impresso sulle superfici visive. In tal modo l’artista cerca di determinare ciò che, al giorno d’oggi, le facciate, i sistemi urbani, le città e le nazioni possono celare, studiando i meccanismi del potere, delle strutture di controllo, delle reti socio-politiche globali. Beijing, un film di 86 minuti in 35mm, è incentrato su un evento che ha avuto la massima visibilità in tutto il mondo ed è tra i più intricati e ambigui degli ultimi anni: i Giochi Olimpici del 2008 a Pechino.
L’economia e le autorità cinesi analizzati nel film, con le loro contraddizioni e pressioni, trovano un’eco ancora maggiore nell’attuale clima di crisi globale. Proseguendo l’indagine di Sarah Morris sullo spazio psicologico e politico dell’architettura e della città in evoluzione, Beijing si addentra nello spettacolo delle giornate prima, durante e dopo le Olimpiadi.
La mostra China 9, Liberty 37 – titolo in inglese di un film western italiano/spagnolo del 1978 (Amore, piombo e furore) – comprende, oltre a Beijing, undici dipinti e un imponente wall painting creato specificamente dall’artista per gli spazi del MAMbo. L’allestimento accosta opere di Sarah Morris appartenenti alle serie Origami e Rings. Le prime si ispirano ai diagrammi schematici di piegatura delle tradizionali composizioni cartacee orientali, che danno vita a forme complesse attraverso un processo solo apparentemente semplice. Nella cultura popolare, inoltre, il concetto di origami è spesso utilizzato come metafora di eventi imminenti. I lavori della serie Rings, invece, traggono i titoli dalle date dei Giochi Olimpici e dalle corrispondenti città e, oltre all’analogia con i cinque cerchi della bandiera olimpica, rappresentano gli infiniti sistemi delle “Ring Roads” di Pechino, che finiscono per condurre al disorientamento.