Lo specchio come simbolo della bellezza femminile nella pittura del Cinquecento fino alle avanguardie del primo Novecento. Lo specchio come decorazione nei sontuosi palazzi e nelle dimore regali dove gli spazi si raddoppiano illusionisticamente. Lo specchio dunque nel duplice ruolo di rivelatore di verità e di inganno.
È questo lo spettro illimitato di interpretazioni che offrirà la mostra Speculazioni d’artista. Quattro generazioni allo specchio a cura di Augusta Monferini, Maria Grazia Tolomeo e Alberto Dambruoso ospitata al Museo Carlo Bilotti dal 26 giugno a Roma.
La mostra vuole essere un tentativo di offrire allo spettatore, attraverso una selezione di opere di artisti che hanno operato “coscientemente” con lo specchio dagli anni Sessanta ad oggi, una lettura di questo affascinante strumento in tutte le sue diverse valenze e declinazioni, siano esse di carattere simbolico, estetico, concettuale, percettivo e psicologico.
Saranno presenti circa trenta artisti, ognuno di loro con un’opera: Festa, Kosuth, Pistoletto, Paolini, Buren, Fabro, Mari, Alviani, Lavier, Patella, Pisani, Boetti, Anselmo, Arcangeli, Levini, Salvatori, Viale, Dynys, Piscitelli, Donzelli, Centenari, Favelli, Pietroniro, Sabato, Hermanin,Van Oost, Gordon, Collishaw e Leandro Erlich, che per il Museo Carlo Bilotti ha creato appositamente una nuova installazione.
La decisione di porre l’incipit della mostra agli anni Sessanta ha di per sé una motivazione molto semplice dal momento che gli specchi, intesi come medium artistico, fanno la loro comparsa solo da quel momento. Ma le ragioni per le quali una serie di artisti, di differenti schieramenti (dai concettuali ai cinetici, dai pop ai pauperisti), iniziano a realizzare opere con lo specchio sono da ricercare in primis nel nuovo corso della ricerca artistica di quegli anni, seguito all’esaurirsi della vena informale con la conseguente ripresa di certe tecniche appartenenti alle prime avanguardie del Novecento, quali Cubismo e Futurismo ma soprattutto Dadaismo e Surrealismo che erano state soppiantate dall’esclusivismo Informale per tutti gli anni Quaranta e Cinquanta.
Photo Copyright: Chiara Dynys