Due ipotesi critiche dialogano in questa edizione del Premio Termoli: Miriam Mirolla e Carla Subrizi riflettono sui criteri intorno ai quali raccogliere 24 artisti, come richiesto, per quella che è una delle più consolidate e storiche manifestazione artistiche italiane.
Un Premio ai giovani artisti pone prima di tutto la questione dell’ampiezza dei confini all’interno dei quali selezionare gli artisti e individuare le opere. E ancor prima richiama in campo una doppia questione: cosa si intende per “giovane” e cosa si intende per artista, o meglio, come si diventa artisti. Nell’individuare personalità in progress si determina infatti una vera e propria legittimazione di professionalità che, quasi sempre, interagisce con comportamenti, modi di vita, obiettivi. Pubblico e privato, psichico e planetario, locale e globale, identità e differenze, si intersecano senza tregua. In un confronto incrociato è nata dunque l’idea di Interplay, un concetto mutuato dal linguaggio musicale, per dichiarare attraverso un titolo estremamente sintetico che questa edizione del Premio Termoli intende mettere in campo un’interazione complessa di sollecitazioni, da indagare attraverso il lavoro degli artisti invitati.
Da una parte l’attenzione allo spazio del piccolo, al micro, al quotidiano, alla dimensione meno visibile di azioni e desideri ma che spinge a cercare relazioni diverse da quelle abituali, costruite spesso su comportamenti convenzionali: una sorta di attenzione per uno spazio della differenza (Subrizi); dall’altra parte il misurarsi con una dimensione globale e già post-globale, che richiede una condizione di verifica su larga scala, dell’estremamente lontano e differente, laddove il desiderio d’identità del giovane artista è spesso avallato e confortato dall’apparente onnipotenza delle nuove tecnologie (Mirolla).
Entrambe le ipotesi si radicano in un medesimo contesto e condividono la premessa di un’epoca che ha oramai alle spalle le sintesi e le generalizzazioni, le teorie onnicomprensive, la ricerca di unici modelli e riferimenti. Proprio a partire dalle differenze, dalla frammentazione e apparente dispersione attuali, poetiche e politiche, culturali e interculturali, e da una generale “performance anxiety” del sistema dell’arte, l’operazione critica di Mirolla e Subrizi si propone di realizzare una doppia regia sul reale, dando spazio a inedite dinamiche del fare, pensare e immaginare attraverso l’arte.
Artisti invitati: Costanza Dal Testa, Matteo Fato, Hugh Findletar, Giuliano Lombardo, Sebastiano Mauri, Cristiana Palandri, Gabriele Pesci, Benedetto Pietromarchi, Elena Sbardella, Alice Schivardi, Susana Serpas Soriano, Lucia Uni, Diego Bonetto, Carola Bonfili, Chiara Camoni, Emanuela De Notariis, JB Rock, Domenico Mangano, Sandrine Nicoletta, Caterina Notte, Luana Perilli, Massimo Pianese, Nordine Sajot, Giulio Squillacciotti.