La danza contemporanea nel giro di pochi mesi ha perso due protagonisti assoluti, il 30 giugno morì Pina Bausch e il ora precisamente il 26 luglio è mancato Merce Cunningham. Rispetto alla coreografa di Solingen, morta non ancora settantenne a causa di un male folgorante e incurabile, Merce Cunningham ha avuto il beneficio di un’esistenza lunga e non particolarmente tormentata, spirando per cause naturali all’età di 90 anni, presso la sua casa di New York.
Dopo un fondamentale apprendistato presso la compagnia di Martha Graham, Cunningham fece il secondo incontro fondamentale della sua vita: quello con il compagno d’università, futuro compositore e partner John Cage. I due, con le loro teorie sulla separazione consensuale fra gesto e musica e sulla potente influenza che il Caso produce sull’una e sull’altra – proprio come accade nella vita di ogni giorno – avrebbero impresso una svolta fondamentale nella storia dell’arte del secondo dopoguerra.
Rimasto in attività fino a 60 anni e poi dedicatosi, senza soluzioni di continuità, all’insegnamento e alla creazione di nuove opere coreografiche, il ballerino ha contribuito alla formazione di schiere di danzatori e coreografi. Ai suoi insegnamenti devono certamente molto Carolyn Brown, Paul Taylor, Trisha Brown, Lucinda Child e Karole Armitage, tanto per citare i primi di un lungo elenco, ma anche artisti coi quali Cunningham e Cage (scomparso nel 1992) intrecciarono spesso e volentieri i loro percorsi, da Bob Rauschenberg a Andy Warhol, da Jasper Johns al capostipite degli iconoclasti, Marcel Duchamp. Questi nel ’68 – anno della sua morte – prestò la sua opera più rinomata ed enigmatica, il Grande Vetro, per l’allestimento del balletto Walkaround Time.
La notizia della scomparsa di Merce Cunningham è stata data alla stampa dalla fondazione che porta il suo nome, deputata – assieme alla Merce Cunningham Dance Company, fondata nel lontano 1953 – a tramandarne l’opera e gli insegnamenti, influenzati in parte dalla filosofia zen, di cui il maestro era un devoto assertore.
Fonte: Del Teatro