Lo scorso week end lo street artist Mat Benote ha compiuto un’altra delle sue controverse azioni clandestine proprio nel Guggenheim Museum di New York, tempio sacro dell’arte contemporanea mondiale.
L’azione si è compiuta durante il normale orario d’apertura del museo beffando decine di guardie, telecamere di sicurezza ed allarmi. Benote si è introdotto all’interno degli spazi che ospitano la collezione permanente ed ha installato una sua opera descrivendo l’intero gesto come Fine Art Graffiti. Poco dopo la sorveglianza si è resa conto dell’intruso ed ha prontamente fatto rimuovere l’opera affissa con tanto di didascalia. L’artista non è nuovo ad azioni di questo tipo, egli infatti ha già installato sue opere all’interno di importanti musei come il MoMa di New York dove ha posto un piccolo mattone con su scritto I am a special brick in una delle sale della collezione permanente, ed il Los Angeles County Museum of Art. Ovviamente Mat Benote per questo genere di performance si è ispirato al più illustre street artist Banksy che oltre ad aver appeso le sue opere vicino a capolavori dell’arte nel settembre 2006 sostituì in alcuni negozi di dischi di Londra delle copie originali dell’album di Paris Hilton con altre modificate sia nel titolo che nella musica e nelle immagini che raffiguravano Paris Hilton con la faccia del proprio cane.
Mat Benote ha dichiarato di aver agito come forma di protesta contro l’ingente spreco di denaro perpetrato dai musei di tutto lo stato: “Ad esempio il Los Angeles County Museum of Art ha speso oltre 20 milioni di dollari per commissionare un opera a Jeff Koons” dichiara Benote “Penso che tutto ciò sia una vergogna, non è possibile che un singolo artista faccia spendere ad un museo una cifra così alta per una sua opera. Troppi soldi dei contribuenti vanno in fumo inutilmente, potrebbero essere spesi per aiutare la comunità. Con il mio gesto ho voluto inoltre dimostrare che la street art ha più diritto di essere presente in un museo che qualunque altra forma d’arte”.
Queste affermazioni sono comunque discutibili, ci sembra ancora poco chiaro questo sentimento di rivalsa che molti street artists tendono a manifestare nei confronti delle istituizioni. Dopo tutto la street art è allo stesso tempo una forma d’arte ed una forma di ribellione nata in strada, da condizioni sociali precarie e da fermenti giovanili ribelli, affermare che la street art deve essere istituzionalizzata è un controsenso in termini, in genere ci si può scaglia contro un sistema per sovvertirlo e sostituirlo non per voler diventare parte di quello preesistente. Nessuno guida una rivolta a bordo di una Ferrari.
Photo: Mat Benote