Avete mai sentito parlare dei crop circles? si tratta di cerchi ed altri segni geometrici formati dallo schiacciamento uniforme delle piante solitamente presenti sui campi di grano. Le composizioni formate da questo elaborato procedimento sono solitamente visibili solo dall’alto e la loro perfezione rasenta l’impossibile. A partire dalla fine degli anni ’70 i crop circles sono divenuti una tematica controversa che ha affascinato migliaia di persone in tutto il mondo. La loro analisi ha generato la più disparate teorie e sono in molti a credere che i cerchi nel grano siano in realtà i segni lasciati dall’atterraggio di chissà quali forme di navicelle aliene.
C’è anche chi sostiene che i pittogrammi incisi sui campi di grano contengano messaggi codificati trasmessi in forma grafica da chissà qualche forma di coscienza superiore a cui saremmo interiormente e geneticamente connessi. Marziani o non marziani i cerchi nel grano rappresentano a loro modo una forma di Land art che molto spesso viene misconosciuta dalla scena dell’arte forse anche a causa della loro natura anonima troppo votata all’occultismo ed al mistero. I crop circles non sono però molto lontani da opere simbolo della Land art istituzionalizzata come Spiral Jetty di Robert Smithson o altre opere di Walter De Maria o meglio ancora dagli ultimi lavori del sudafricano Strijdom van der Merwe. C’è comunque chi sostiene la valenza artistica di questi strani pittogrammi nel grano, dal 1993 alcuni contadini di Inkadate in Giappone hanno infatti iniziato a riprodurre sofisticati disegni sui campi di riso. Oggi questa pratica sembra essere divenuta una nuova manifestazione di folk art in tutto il Giappone e le creazioni sui campi di riso aumentano in maniera esponenziale giorno dopo giorno.
Ovviamente questo non tramuta questa espressione in una forma d’arte degna di salire nell’olimpo dell’arte contemporanea ma c’è da dire che le complicate ed affascinanti opere dei contadini giapponesi non hanno nulla da invidiare a qualsiasi altra blasonata opera. C’è anche chi è riuscito a riprodurre un’elaborata versione de La grande onda, una delle opere più conosciute di Hokusai e dobbiamo proprio dire che l’effetto finale è quanto mai affascinante.
Photo Copyright: Norifumi Naito/Solent