Venerdì 9 ottobre 2009, dalle ore 19.00, la galleria CHANGING ROLE di Napoli inaugura la mostra Low Life Wellbeing Center_Bunker House prima personale a Napoli di Angelo Bellobono a cura di Alessandro Facente.
La galleria Changing Role, nei due contenitori superiore e inferiore, diviene un ipotetico centro benessere popolato da singoli o gruppi di punk nella loro doppia accezione dissidente e uniformata, giocando sui ribaltamenti dei ruoli sociali tramite il concetto di luogo deputato come corpo deputato. Il concetto è creare un gap in un sistema ufficialmente “logico”, così come è logico immaginare un centro benessere in un lussuoso hotel non lo è altrettanto immaginarlo in una warehouse–squatter. Il processo pittorico di Bellobono non si distacca caratterialmente dal timbro con cui ha saputo farsi apprezzare in Italia e all’estero, ma in questo caso sottolinea più nettamente le finalità effettive caratterizzanti di una scelta che non è meramente ritrattistica, questo anche a fronte delle ultime esperienze negli Stati Uniti in cui la mostra alla Envoy Gallery di New York nel giugno 2009 ne è stata l‘apice. In effetti, nella nuova produzione c’è l’esigenza di costituire piuttosto un inventario antroposociale, un’analisi dei comportamenti legati all’appartenenza e all’identità dell’uomo di cui si analizzano gli effetti sui volti.
L’impianto concettuale è retto, non tanto dalla volontà di rappresentare qualcuno nella sua conformazione del viso, ma dall’esigenza di definire che il volto, in effetti, è una piattaforma fertile sulla quale imprimere le morfologie di una realtà mutevole e influente. Che sia esso reale, come l’aggressione del ghiaccio sul volto dei soggetti nella produzione precedente, che sia esso ideale come in quella nuova, dove la violenza dell’acidità cromatica detta l’influenza anomala della società attuale, l’esigenza di definire gli obiettivi è aggressivamente più sentita. Si parte quindi dall’analisi delle sub-culture nate negli ultimi anni, discutendo il processo di setaccio che subiscono all’interno di una cultura ufficiale, estesa e condivisa, che espelle, a scatti generazionali, nuove formule “condivisibili”, svuotate dell’impianto ideologico, a favore di nuove opportunità di mercato. I
l concetto di Low Life calza perfettamente evocando un immaginario di scarto, basso e notevolmente opposto ad una cultura più istituzionale. Da questa accezione nasce il termine punk che storicamente significa proprio scarsa qualità, da due soldi. Attraverso una gestualità più aspra, la nuovissima serie di disegni, gli acrilici su tela realizzati a New York e la doppia video animazione, installata nella black room sottostante, Angelo Bellobono mostra i protagonisti di un ipotetico wellbeing center alle prese con yoga e pilates, pratiche magari poco riconducibili a una cultura punk o pseudo tale, in cui god save the queen dei Sex Pistols diventa un mantra new age sul ritornello “no future for you”. Il ventaglio di serie e concrete inadeguatezze, legate a disagi e problematiche reali, è più ampio ed esistono altrettanti atteggiamenti di facciata energeticamente ostentati, messi in atto allo scopo di opporsi a sistemi istituzionalizzati che finiscono per crearne di equivalenti e paralleli, altrettanto rigidi e gerarchici. L’attitudine di uomini ad organizzarsi in ghetti e raggruppamenti, è alla base di ogni forma di intolleranza e arroganza comportamentale.
Da qui Bunker House, progetto curatoriale di Alessandro Facente, partendo dalla parola Power House (nella disciplina del pilates specifica il centro dell’equilibrio e della postura corporea dove si gestisce ogni gesto motorio), è l’analisi della tentacolare stimolazione odierna che risulta tecnicamente irraggiungibile dalla scarsa efficacia del nostro corpo a stargli dietro. Da questa consapevolezza, analizzando l’utilizzo delle tecnologie, le nuove forme di comunicazione e di relazione intrapersonale (socialnetwork, chat private come msn, skype ecc..) aiutano il corpo a raggiungere più facilmente tali stimoli grazie alla facilitata condivisione di essi (post, note, video, audio ecc…). Interessante è l’ipotetico nodo centrale che l’emotività ricopre nel sistema relazionale, ovvero il punto nevralgico in cui convergono idealmente la parte superiore e inferiore del corpo, luoghi di percezione, assunzione ed espulsione; e interessante è soprattutto la consapevolezza che il corpo possa rappresentare un sistema unico, alternativo, ma tendenzialmente chiuso, orientato all’assunzione di suggerimenti esterni per riespellerli in formule diversamente assimilate. Quindi, non un sistema di condivisione, ma una struttura stagna, un Bunker serrato, che ricorda il termine Punker, entro cui costruire le nuove regole spesso più rigide di quelle ufficiali. L’immagine iconica e ironica del punk che pratica il saluto al sole e gli esercizi di pilates è la formula più adatta per raccontare le contraddizioni tipiche di una civiltà orientata all’abbattimento delle ideologie a favore di una stimolazione emozionale più interattiva in cui l’ipocrites risulterà il fornitore più richiesto.