“Ed anche gli inglesi a volte sbagliano” potrebbe essere il titolo di questo nostro articolo. Dopo gli sconcertanti risvolti della mostra shOUT, tacciata di pornografia gay, il Tate Modern riproporrà al pubblico una mostra già condannata come razzista quando fu presentata per la prima volta a New York. Si tratta di Red,Black,Green,Red,White and Blue, progetto di Rob Pruitt e Jack Early consistente in un collage di posters di pop stars, personalità dello sport, attori ed attivisti politici afro-americani, inteso sia come celebrazione che critica.
La Leo Castelli gallery ospitò la mostra nel 1992 e fu un vero putiferio che scatenò polemiche esplosive sia da parte dei critici d’arte sia da parte della comunità nera americana, mettendo così fine alla carriera di Early e fermando per ben sette anni quella di Pruitt. Già perchè dopo il deprecabile show nessuna galleria volle più esporre le opere dei due incauti oltre che stupidi artisti. Tanto per la cronaca Jack Early adesso vive in una specie di motel e lavora come cameriere in un’azienda di catering. Non pago di questo il Tate Modern ha quindi deciso di far rivivere l’intero show donandogli un’intera stanza nel corso della mostra Pop Life: Art in a Material World che aprirà le porte il prossimo 1 ottobre e si propone di esplorare la scena artistica di New York in relazione con la scenda degli Young British Arists. Con il loro sconsiderato progetto Pruitt e Early avevano intenzione di indagare sulla razza e la sua definizione popolare, i due avevano persino inciso una colonna sonora, una sorta di rap personalizzato. Ogni opera era piena di volti noti della cultura afro-americana come il cantante LL Cool J, l’attrice Whoopie Goldberg, l’attivista Malcom X e la Jackson Family intervallate da immagini di sesso. Ogni poster era inoltre contenuto all’interno di pannelli fatti a forma di casa atti a rappresentare la liberazione dell’Africa e la presa di coscienza della cultura nera.
Nel 1992 il New York Times descrisse la mostra come “un’accozzaglia di immagini senza senso che vogliono imitare la capacità di Jeff Koons di portare la cultura di massa al livello dell’arte contemporanea. Nelle opere di Pruitt ed Early però le icone della cultura afro americana sono affiancate da immagini sessiste creando solo cattivo gusto e spaesamento”.
Come dicevamo, dopo la sonora botta Rob Pruitt si riprese, riguadagnando reputazione all’interno della scena dell’arte internazionale. Vedremo se questa volta la perderà del tutto.
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