Qualche settimana fa vi avevamo parlato della Top 100 di Art Review, classifica dedicata alle personalità più influenti del mondo dell’arte contemporanea. Oggi Hyperallergic ha creato una personale ed ironica classifica con le personalità meno influenti del circuito dell’arte internazionale, realtà e categorie ai bordi del dorato art system che per una ragione o per un’altra non riescono ad entrare nel gotha del sistema. Ai primi posti si è classificato il ragazzo travestito da coniglio che abitualmente passeggia davanti la sede di Gagosian di New York in segno di protesta. Nelle posizioni di testa anche la categoria dei curatori indipendenti, sempre in lotta per racimolare fondi e spazi per i loro progetti artistici.
Al quarto posto seguono gli artisti che non parlano, inglese, francese, tedesco o spagnolo, mentre nel resto del mondo esistono approssimativamente 6.800 idiomi, il sistema dell’arte parla unicamente queste lingue strettamente connesse all’economia. Al quinto posto si piazzano i presenzialisti del vernissage, gente che salta da un opening ad un altro in cerca di un buon bicchiere di vino e patatine, magari in mezzo a loro c’è anche qualche senzatetto ed allora tale funzione sociale ricoperta delle gallerie non sarebbe neanche male. Tra le prime dieci posizioni anche tutti gli artisti che non vivono e lavorano tra due città ai poli opposti del globo ad esempio: Vive e lavora tra Berlino e Pechino o tra Londra e San Paolo. Sono quindi da considerarsi dei falliti tutti coloro sono cresciuti in una città ed ivi lavorano, per confondere le idee tali artisti potranno comunque parlare con un accento falso.
Al nono posto si classificano tutte le assistenti di galleria che solitamente percepiscono uno stipendio da fame e non riescono a comperarsi la scarpa tacco 10 per il prossimo vernissage. Con pochi soldi si mangia meno e si dimagrisce, così si rimane belle ed in forma. Al decimo posto della speciale classifica si piazzano i pittori pop cinesi ed i relativi Mao con il Mc Donald’s ed il Mac Donald’s con Mao, insomma abbiamo ben capito non c’è bisogno di ripetere.