La galleria extraspazio di Roma presenta il 25 novembre la nuova serie fotografica di Pieter Hugo, Nollywood. Tra il 2008 e il 2009, l’artista sudafricano ha esplorato e documentato alla sua maniera il dietro le quinte di una delle più fiorenti industrie cinematografiche al mondo: Nollywood, Nigeria.
Sudafricano di origine afrikaneer, Pieter Hugo è uno dei fotografi più rappresentativi della sua generazione. Nelle sue opere esplora con grande capacità di penetrazione le contraddizioni più stridenti e alcuni aspetti periferici ma densi di significato delle nuove società africane. Hugo è affascinato dalle situazioni “borderline” che individua nei suoi viaggi attraverso l’Africa e, come già nelle precedenti serie che hanno fatto il giro del mondo (Looking Aside, The Hyena & Other Men e Messina/Musina), riesce a essere contemporaneamente distaccato ma dialogante rispetto ai soggetti dei suoi ritratti, con i quali costruisce sempre rapporti di reciproca conoscenza.Come scrive Federica Angelucci: “Si stima che Nollywood, con una produzione annuale di circa mille film destinati al mercato dell’home video, sia la terza maggiore industria cinematografica del mondo. Tale abbondanza è possibile in quanto le pellicole sono realizzate in condizioni che farebbero rabbrividire qualunque regista indipendente del circuito occidentale. I film sono prodotti e commercializzati nello spazio di una settimana: attrezzature a basso costo, copioni ridotti all’osso, attori scritturati all’ultimo minuto, ambientazioni ”vere”. Ma nonostante il processo produttivo sia totalmente improvvisato, questi film continuano ad affascinare il pubblico”.
Nei suoi viaggi in Africa occidentale, Pieter Hugo è stato affascinato da questo particolare stile di creazione di un mondo fittizio in cui si intrecciano elementi reali e irreali. Chiedendo a un gruppo di attori e assistenti di produzione di ricreare i miti di Nollywood, Hugo ha iniziato a creare a sua volta una realta’ verosimile. La sua visione del mondo attraverso il filtro di Nollywood offre una galleria di immagini allucinatorie e inquietanti. Le messinscene della serie rappresentano situazioni chiaramente improbabili, che diventano però vere su un set cinematografico, e sono inoltre radicate nell’immaginario e nelle simbologie locali. I confini tra documentario e fiction diventano labili e viene da chiedersi quanto la nostra percezione del mondo rispecchi davvero il mondo.
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