La Galleria Salvatore + Caroline Ala di Milano l’11 dicembre inaugura la mostra personale dell’artista inglese Eric Bainbridge intitolata Supercollage.
Saranno presentati oltre 100 collage realizzati con i ritagli di riviste di moda. Con grande senso dell’umorismo e libertà l’artista ricompone immagini quotidiane con un effetto esilarante e allarmante al tempo stesso. Si tratta dei più recenti ed inediti lavori che vengono presentati per la prima volta a Milano. Un’anteprima si era avuta sulla copertina della rivista d’arte inglese Frieze che nel maggio del 2009 ha pubblicato uno di questi lavori.
Celebre per le sue sculture monumentali composte di oggetti ricoperti di pelliccia sintetica, negli ultimi tre decenni Bainbridge ha esplorato una varietà di materiali e interessi. Considerato da molti uno dei più influenti scultori inglesi viventi, ha ampliato continuamente il proprio repertorio ed ha resistito alla tentazione di conformarsi, facendo sì che il lavoro parli un linguaggio che sfida le categorie specifiche dei mezzi espressivi.Jonathan Griffin su Frieze scrive che “…Bainbridge è sempre stato affascinato da quella frenesia post-industriale di far apparire una cosa come un’altra e di come l’adagiarsi in uno stato di perenne novità finisca poi con il fare paura quando spinto al limite. Se il lavoro di Bainbridge ha avuto un’influenza importante negli ultimi trent’anni, non è tanto per queste ragioni formali, quanto per il modo in cui utilizza l’umorismo come arma puntata contro noi stessi”.
“E’ necessario aggrapparsi alla banalità, ma capovolgere le sue aspettative” dice Bainbridge, a cui piace vedere gli oggetti perdere la loro funzione originaria. Così nei collage, il materiale privato dei suoi contenuti, diventa autonomo, libero, ma anche strano e sorprendente.
“Bainbridge parla spesso di come cerca di separarsi da se stesso mentre lavora, di come si costringe a prendere (e poi accettare) decisioni che sembrano per lo più sbagliate o poco intuitive sul momento. È un principio che lo guida anche in questi ultimi lavori che accumulano in maniera spiazzante grumi di pelle, pelliccia o capelli tagliati da riviste di moda – scrive Griffin – Bainbridge è affascinato da come invecchiano le cose e turbato dagli sforzi che facciamo per far rallentare il tempo che passa.”
Se pensiamo agli oggetti e ai volti che si intravedono nei ritagli di queste immagini vediamo come “la distanza percorsa dalle cose e il processo di rimozione a cui sono state sottoposte si uniscono al senso di malinconia che pervade il lavoro di Bainbridge. Non resta – secondo Griffin – che riconoscere che anche gli oggetti più esotici e belli nascondono qualcosa di ordinario e familiare e di contro, che anche quelli più vicini a casa possono occasionalmente rivelarsi strani, alieni e sconosciuti.”