Villa e Collezione Panza e il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, proseguono il loro sodalizio con la mostra Arte Povera: energia e metamorfosi dei materiali. Dal 17 dicembre saranno esposte oltre 20 opere – tra cui spettacolari installazioni – appartenenti alle Collezioni del Mart.
L’Arte Povera, movimento artistico italiano riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti nelle avanguardie del XX secolo, verrà indagato attraverso i suoi protagonisti nelle sale di Villa Panza. Installazioni esemplari come quelle composte con legni di recupero, ferro e carbone di Jannis Kounellis (Senza titolo, 1989 e Senza titolo, 1991); gli igloo di fascine, vetro e neon di Mario Merz, le cui installazioni riportano alla memoria archetipi primordiali (Chiaro Oscuro 1983); l’Orchestra di stracci 1968 di Michelangelo Pistoletto, noto per i suoi quadri specchianti come l’Autoritratto del 1962, oppure I lottatori di Giulio Paolini del 1985, il cui lavoro si distingue per l’arte della citazione e il dialogo con l’antico, mentre fra le opere di Alighiero Boetti è presente, fra le altre, uno dei suoi celebri arazzi ricamati del 1989. Nelle opere gli elementi naturali e i materiali industriali sono liberamente combinati e accostati per creare inediti rapporti significanti, come in quelle di Gilberto Zorio, Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo.
La mostra, grazie a un suggestivo allestimento, si snoda, oltre che nel grande spazio delle Scuderie, anche in alcune sale della Villa, creando un innovativo e singolare dialogo con la collezione Panza.
Secondo il suo primo e principale teorico, Germano Celant, che per il termine si ispirò al Teatro povero di Grotowski, l’Arte Povera consiste essenzialmente “nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi”.
Il termine compare negli anni Sessanta per definire la tendenza propria di alcuni artisti italiani, ma anche stranieri, ad ampliare il campo dei linguaggi espressivi, adottando materiali inconsueti. I mezzi espressivi tradizionali – pittura e scultura – vengono sostituiti da nuove forme e modalità di espressione che si servono di materiali comunemente “non artistici”, “poveri”. Materiali che possono essere naturali e organici – legno, pietra, terra, vegetali -oppure di produzione industriale – stracci, plastica, neon, scarti industriali – assunti nella loro forma primaria e immediata, spesso proposti sotto forma di installazioni.
I materiali quotidiani delle opere si contrappongono a quelli “ricchi” della società dei consumi, scelti negli stessi anni dagli artisti della Pop art. L’Arte Povera si colloca solo in parte su posizioni critiche e dissacratorie: è animata, piuttosto, dal desiderio di riscoprire i valori primari dell’uomo, come il senso della terra, della natura, dell’energia pura, della storia. A queste intenzioni si aggiunge la volontà di indagare i rapporti tra il soggetto e la realtà, dominati dai meccanismi della società moderna, andare contro la concezione di unicità e irripetibilità dell’opera d’arte, auspicare una fusione tra arte e vita.
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