Quando nella metà degli anni ’80 le guardie addette alla sicurezza della John Moores University di Liverpool trovarono un ragazzino al computer del laboratorio rimasero molto stupiti e gli chiesero cosa stesse facendo. Il ragazzo rispose che I suoi insegnanti gli avevano concesso il permesso di allenare le sue abilità di programmatore. Quel ragazzino era Daniel Brown, oggi 32enne, uno dei più grandi digital designers dei nostri tempi ed autore della grafica esposta all’entrata di Decode:Digital Design Sensation, mostra sulla digital art che è stata inaugurata la settimana scorsa al Victoria & Albert Museum di Londra.
Ovviamente la manifestazione offre moltissimi altri spettacolari esempi di arte digitale proveniente da ogni parte del mondo a riprova del fatto che il new media è una tecnica in sempre più forte espansione e sempre più affascinante. Tra i corridoi del Victoria & Albert è facile ammirare quanto lontano si sia spinta la tecnologia dal tempo dei pionieri del digitale che negli anni ’50 (tra cui c’era anche il padre di Daniel Brown, Paul). A quei tempi i computers erano usati solo per scopi militari ma anche alcuni laboratori ed università avevano il privilegio di poter utilizzare quelle sofisticate ma ingombranti macchine. Matematici e Scienziati furono i primi a sperimentare le potenzialità grafiche dei computer alla stregua di un qualsiasi altro artista o designer. In mostra è possibile ammirare una fotografia del 1952 di Ben Laposky in cui onde elettroniche lampeggiano sullo schermo ed è quest’opera un vero punto d’inizio dell’arte digitale. Durante gli anni ’60 Herbent Franke e Frieder Nake svilupparono una serie di immagini geometriche inviando istruzioni da un computer ad una macchina stampante con braccia meccaniche che guidavano una penna su di un foglio di carta creando elementi casuali. Artisti come Charles Csuri aggiunsero nuove migliorie a tale processo. Dal 1970 Harold Cohen, Roman Verotsko e Paul Brown presero una tale familiarità con il computer che iniziarono a scrivere nuovi programmi per loro conto.
Molti dei pionieri del digitale furono donne come Lillian Schwartz, Vera Molnar e Barbara Nessim che abbatterono alcune barriere in un mondo dell’arte visiva dove le donne erano meno prominenti a quel tempo.La mostra si conclude poi alla fine degli anni ’80 con l’introduzione dei programmi di pittura che simulano i normali pennelli. I programmi di disegno hanno permesso alle nuovi generazioni di creare arte senza il bisogno di diventare un programmatore. E dire che in Italia ogni giorno qualcuno si professa come un pioniere della digital art.
Photo Copyright: Ben Laposky