La galleria Cardi Black Box di Milano inaugura il 20 gennaio 2010 la prima personale in Italia dedicata a Jörg Immendorff, grande artista tedesco che ha segnato la storia della pittura contemporanea e che dagli anni Settanta è stato una figura chiave dell’arte europea.
Questa mostra rappresenta una sorta di sfida perché non vuole raccontare il percorso di Immendorff attraverso le sue opere più note, i grandi cicli narrativi degli anni Settanta e Ottanta, ma sceglie un punto di osservazione particolare, presentando le ultime opere realizzate prima della sua morte. Tra il 2006 e il 2007 – l’anno della sua morte – Immendorff produce infatti una serie di capolavori di grandissima forza emotiva che coniugano il linguaggio espressionista ad una nuova costruzione dell’immagine e ricerca formale.
Lungo tutto il suo percorso artistico Immendorff ha utilizzato la pittura come riflessione sulla realtà sociale ed economica della Germania postbellica. Politico militante nelle fila dell’estrema sinistra, nella sua formazione artistica Immendorff, allievo di Joseph Beuys, assume su di sé tracce indelebili di movimenti come Espressionismo, Nuova Oggettività, Neo-Dada. Ne scaturisce un universo pittorico marcatamente segnato dalla storia contemporanea e dalle sue problematiche. I dipinti di Immendorff fino agli anni Novanta sono ricchi di simboli che rimandano alla storia tedesca degli ultimi cinquant’anni (il muro, la svastica, la bandiera ecc.) e quindi metafore della condizione sociale e politica della Germania divisa.
Dalla fine degli anni Novanta, l’approccio di Immendorff muta gradualmente per arrivare ad una figurazione molto più controllata e rigorosa, diversa dal segno ribelle e reazionario che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Fondamentale causa di questo cambiamento è anche lo stato di salute dell’artista che, colpito da una malattia nervosa, vede progressivamente ridurre le proprie capacità fisiche. E’ così che negli ultimi anni per realizzare le proprie opere si fa aiutare da assistenti che fanno da tramite tra la sua visione e la superficie del quadro, componendo le immagini secondo le precise istruzioni che l’artista impartisce loro.
In questi dipinti del 2006 e 2007 Immendorff fonde immagini dalla storia dell’arte, dalla pittura rinascimentale tedesca, dal manierismo, da foto tratte dai media, da figure allegoriche che nei dipinti si intrecciano e sovrappongono, anche attraverso l’elaborazione digitale. Alla limitazione fisica causata dalla malattia, l’artista risponde con una rinnovata coscienza di sé ed esplorazione del mondo e si confronta con una nuova esperienza della forma.
Rimane evidente, in questi ultimi lavori, la critica alla collettività bilanciata dal desiderio di cambiamento dell’individuo, ma rispetto a prima l’interpretazione del reale acquisisce una dimensione più frammentaria. Scompare l’elemento narrativo costituito da figure indipendenti e si sostituisce una fusione di tanti elementi in forme ambigue che contengono domande esistenziali e rappresentano costanti fonti di dubbio. L’aspetto autobiografico rimane fondamentale ma, se un tempo era legato all’esperienza e all’ideologia, negli ultimi lavori appare la conseguenza di uno sguardo interiore, lo sguardo di un uomo sulla vita attraverso la sua nuova coscienza.