Niente capezzoli, problema sparito. Così hanno pensato tutti gli abitanti di Clark County, una contea del Nevada che contiene la cittadina di Las Vegas, ora che i capezzoli sul murale creato all’esterno dell’Erotic Heritage Museum sono stati coperti con dei piccoli stickers. Il murale in questione riproduce alcune donne nude ed i capezzoli esposti violano un codice della contea che vieta di mostrare su segnali ed insegne l’areola del seno.
Il curatore del museo di Las Vegas, Laura Henkel, ha quindi coperto i seni femminili ma ha precisato che l’opera in questione non è certo un’insegna od un segnale ma una creazione artistica. Questo è il terzo murale ad offendere una comunità che punta sull’industria del sesso come unico mezzo di sostentamento (ironia della sorte). Non è un segreto il fatto che l’area di Las Vegas attrae migliaia di turisti proprio grazie al sesso, agli alcolici ed ai giochi d’azzardo. Senza tutto ciò Las Vegas non esisterebbe ma stranamente quando un artista gioca con queste tematiche qualcuno si offende prontamente. La prima polemica è stata sollevata quattro anni fa dall’artista di Los Angeles Alexis Smith la quale aveva eseguito una rappresentazione capovolta del dipinto Pinkie, di Thomas Lawrence coperto da una enorme lettera A anch’essa capovolta in riferimento all’adulterio ed in modo da far somigliare la lettera alla V di Vegas. In quel frangente l’artista aveva ironicamente dichiarato che mercificare sesso nel sud del Nevada era una cosa normale se serviva a far guadagnar soldi allo stato ma non era tollerato il dialogo sessuale nell’arte pubblica.
Libby Lumpkin, il direttore del Las Vegas Art Museum dichiarò in merito al murale che: “L’arte dalle nostre parti è un rifugio intellettuale che ci protegge dal mondo intriso di sesso e gioco d’azzardo in cui viviamo, per questo il murale di Alexis Smith ha rovinato questa immagine dell’arte”. Ma tale affermazione sembra assai frettolosa visto che l’arte non è mai stata il rifugio della moralità. Quindi anche Las Vegas ha coperto i seni alle sue opere d’arte proprio come fece Daniele da Volterra o il Braghettone che coprì con vestimenti e foglie di fico i genitali dell’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. Questo accadeva nel 1565, fatevi voi i conti.