Francia, Francia ed ancora Francia, dopo un periodo di silenzio i transalpini hanno deciso di stupirci e di puntare al rilancio di tutta la nazione nel gotha dell’arte contemporanea internazionale che fino ad ora vedeva un poco in ribasso le quotazioni di una patria capace di sfornare grandi talenti come Sophie Calle e Claude Lévêque. La Francia dicevamo non ha intenzione di rimanere incollata al passato, ai suoi grandi musei di arte moderna ed ai suoi grandi maestri della pittura.
Per questo la nazione d’oltralpe si sta muovendo in fretta ed ha già reso noto il suo programma per la Biennale Di Venezia 2011, annunciando che il celebre artista francese Christian Boltanski rappresenterà il suo paese all’interno della prestigiosa kermesse veneziana. La notizia potrebbe stupire visto che la Biennale si è da poco conclusa registrando un record assoluto di presenze ma è noto che le grandi manifestazioni devono essere meticolosamente progettate con largo anticipo. A quanto dichiarato da Artforum il padiglione transalpino sarà curato da Jean-Hubert Martin, stimato professionista che ha già ricoperto il ruolo di direttore del Centro Pompidou di Parigi e del Kunst Palast di Dusseldorf in Germania. Christian Boltanski è universalmente riconosciuto per le sue emozionanti ed inquietanti installazioni con fotografie di bambini spesso esposte in spazi poco illuminati che aumentano esponenzialmente la drammaticità dell’opera. La ricerca dell’artista è incentrata sulla memoria, sulla perdita e sull’Olocausto. Boltanski ha spesso creato anche opere pittoriche e scultoree ma per quel che riguarda il progetto della Biennale 2011 vige uno stretto riserbo.
Per l’artista si prepara un anno decisamente impegnato visto che il 13 gennaio è prevista la sua presenza a Monumenta 2010 al Grand Palais di Parigi e due giorni dopo al MAC/VAL di Vitry-sur-Seine. Ovviamente la Biennale è considerata il culmine della carriera di un artista ma Boltanski ha più volte espresso dubbi sull’importanza di lasciare una grande impronta nella storia dell’arte, dichiarando: “Oggi noi siamo dei soggetti che possiedono speranze, amori e preoccupazioni, poi improvvisamente un bel giorno ci trasformiamo in un oggetto, un disgustoso mucchio di merda”. Una colorita metafora sulla caducità della vita verrebbe da dire.
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