La Gagosian Gallery inaugura il 13 febbraio la prima mostra di Chris Burden a Roma in oltre trenta anni. In The Heart: Open or Closed l’artista prosegue la sua ricerca sulle costruzioni architettoniche e sul ruolo che queste ricoprono nel riflettere differenti culture. In tre opere individuali ma in relazione fra loro, l’artista esplora l’estetica e le possibilità metaforiche di architetture stravaganti.
Da un lato della sala ovale Burden ricrea Nomadic Folly (2001). Presentata per la prima volta nel settembre 2001 alla Biennale Internazionale di Istanbul, questa installazione è la sua interpretazione fantastica di una sofisticata tenda nomade. La struttura è composta da un’ampia piattaforma in legno di cipresso e da quattro grandi ombrelloni. I visitatori possono soffermarsi e rilassarsi sotto la tenda rivestita di sontuosi tappeti e decorata da corde intrecciate, lampade e oggetti in vetro e metallo, ricche stoffe tradizionali ricamate con fili scintillanti. Una dolce e seducente musica turco-armena si diffonde dall’interno.Nell’altro lato della galleria si erge il nuovo lavoro Dreamer’s Folly (2010), una serie di tre ornati gazebi in ghisa che ricordano l’architettura tipica di un bucolico belvedere in un giardino all’inglese. I tre gazebi sono disposti in modo da creare uno spazio unico in cui drappeggi e ricami raffiguranti l’Albero della Vita, offrono al visitatore un magnifico santuario in cui sognare.
La calma e la bellezza di entrambe le strutture è interrotta dalla video proiezione The Rant (2006). In questo lavoro un primo piano ingrandito del volto di Burden emerge appena sopra il pelo dell’acqua per declamare, nel ruolo di un predicatore xenofobo, un breve ma intenso messaggio in francese di un appassionato rifiuto dell’Altro.
Come tutte le mostre di Burden, The Heart: Open or Closed suggerisce numerose ambiguità. La grazia disarmante di questa installazione, forse una delle opere più sensibili ed umane di Burden, trasmette la bellezza di due culture differenti e l’odio che può dividerle.