Anche se siete tutti dei baldi giovinotti sicuramente vi sarà capitato di vedere alcune immagini di repertorio che risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale. Ebbene a quei tempi era cosa assai comune quella di girar per strada ed imbattersi in colorati (ed alquanto creativi) manifesti pubblicitari che ritraevano perlopiù valorosi soldati in uniforme assieme gente comune con slogan annesso.
Tali manifesti facevano parte della propaganda di regime ed ogni stato coinvolto nel conflitto aveva il suo bel da fare a stampare e diffondere scene che mettevano in guardia la popolazione contro il nemico o suggerivano quale condotta adottare durante un probabile attacco. Questa forma comunicativa, antesignana della poster art, ha prodotto vere e proprie manifestazioni creative che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, basti pensare al famoso manifesto Tacete il nemico vi ascolta ed all’anglosassone Loose Lips might sink Ships ovvero “le chiacchiere inutili possono affondare le navi”. Recentemente la poster art o propaganda art è tornata in auge fra le nuove leve della street art come Sheperd Fairey il quale ha letteralmente sostenuto con le sue creazioni la vittoriosa campagna presidenziale di Barack Obama. Sfortunatamente la propaganda nasconde quasi sempre intenti negativi. Come ricorderete verso la fine del 2009 la Svizzera ha stupito l’Europa (e molti cittadini svizzeri) con un referendum che ha letteralmente vietato la costruizione di minareti. In quell’occasione gli intenti xenofobi sono stati validamente supportati da un poster che ha letteralmente galvanizzato la popolazione, incitandola a partecipare al referendum.
Il poster in questione è stato creato da Alexander Segert il quale ha raffigurato alcuni minareti simili a missili che spuntano dalla bandiera svizzera. Dietro questi missili Segert ha posto una donna che indossa il niqab. A completare il quadretto propagandistico, Segert ha scritto la parola Stop in lettere grandi e nere. Il messaggio è ovvio, i minareti portano alla legge della Sharia e con essa al terrorismo. Peccato che anche il signor Alexander Segert è un immigrato poiché prima di trasferirsi in Svizzera aveva la nazionalità tedesca. Chissà cosa penserebbe se qualcuno cominciasse a creare dei poster di propaganda contro le usanze ed il credo della sua etnia.