Oggi 24 gennaio 2010 alle ore 12.00 riapre al pubblico la storica sede napoletana della Galleria Lia Rumma in Via Vannella Gaetani a Napoli. L’inverno del mercato dell’arte non ferma la gallerista che scommette ancora sulla città, raddoppiando gli spazi espositivi con il restauro della sua “aristocratica” dimora. Un nuovo inizio e un ritorno.
A quasi 40 anni dalla mostra dell’artista americano Joseph Kosuth, sensazionale incipit di una lunga e intensa avventura sempre a sostegno di proposte di qualità, Lia Rumma riparte con l’arte italiana ospitando la personale di Marzia Migliora, Forever Overhead. Sei nuove opere realizzate dall’artista facendo risuonare fonti diverse che spaziano dalla letteratura alla fisica, dalla storia dell’arte al quotidiano. All’origine del progetto espositivo, l’affresco della lastra di copertura della Tomba del Tuffatore di Paestum dove un giovane uomo è sospeso tra la colonna-trampolino da cui si è appena lanciato e lo specchio d’acqua sotto di lui. A quel corpo che vola, disegnando nell’aria un tragitto che accenna, nella lieve curva tra braccia e gambe, a un movimento circolare e perpetuo, si accompagna idealmente il racconto di David Foster Wallace – che dà il titolo alla mostra e all’omonimo video presentato – in cui, nella vertiginosa altezza di un trampolino, si consuma il rito iniziatico di un adolescente verso l’età adulta.
Un corpo si tuffa e nello staccare il peso da terra diviene altro. Intorno a questo gesto fissato nel video, Marzia Migliora distilla parole, segni e immagini che alludono a un cambiamento di stato. Forever overhead suona come una formula che sospende l’azione in quel vuoto fatto di aria, per sempre lassù, nell’intervallo tra il prima e il dopo, quando non si può tornare indietro e non si conosce ciò che sta oltre. Un istante dilatato ad accogliere pensieri e possibilità, in cui la paura e il desiderio, la vita e la morte, l’ordinario e il trascendentale si rivelano unità inscindibili dell’essere.
La mostra si apre con Blocco di partenza, denominazione che tiene insieme due spinte di valore contrario: l’esitazione, il blocco, e lo slancio necessario a partire. L’artista realizza l’opera in piombo assumendo il proprio peso come unità di misura di una postazione simile a quelle presenti nelle piscine.
Le parole di Erri De Luca Alzo l’ultimo passo che depone in cima dove non è più suolo è aria affiancano la prima opera, quasi un monito allo slancio, ad andare oltre al limite delle paure ed a liberarsi nell’esperienza dell’aria.
Da una citazione dello stesso autore l’installazione: Siamo fatti di questo d’aria e acqua come le comete, una scritta neon che dissolve la sua luminosità fino a spegnersi e scomparire, per riaccendersi in un moto perpetuo. Ed è ancora un’immagine affiorata dalla storia, lo spunto per Migratori senz’ali: sei teli tessuti al telaio a mano che riproducono le fasi di trasformazione di un corpo in goccia come appaiono nell’opera Tuffatore linee sintetiche del movimento verticale, realizzato nel 1931 dal futurista Thayaht. Alla velocità di caduta che ridisegna i profili stilizzati del corpo, Migliora sovrappone il movimento lento della tessitura, un gesto che, punto dopo punto, ne trattiene l‘impronta.
Conclude la mostra l’installazione Scomparire in un pozzo di tempo. Il pubblico è invitato a posizionarsi al centro del tappeto, dove il tuffo ha lasciato la sua traccia nell’avvolgimento circolare dell’acqua.