Nella vita dell’individuo esistono sostanzialmente due tipi di silenzio: il silenzio passivo, inteso come assenza di attività, ed un silenzio attivo, inteso come comportamento cognitivo consapevolmente orientato alla comprensione ed acquisizione di informazioni. Lo stesso dualismo si riscontra tra il silenzio dell’arte e il silenzio nell’arte. Nel primo caso, l’artista, rinunciando al suo ruolo di demiurgo, piomba in un silenzio che riflette solo la propria crisi di identità, perdendo la relazione con il contesto; nel secondo, accettando la propria responsabilità, si inserisce in un entourage più articolato per modificarlo, criticarlo, distruggerlo o ricostruirlo, delineando attraverso il silenzio un punto di inflessione nel proprio essere.
La responsabilità assunta dall’artista/compositore Emiliano Zelada (Roma, 1979. Vive e lavora a Barcellona) si manifesta attraverso Silent Collapse mostra a cura di Angel Moya Garcia che si terrà a partire dal 12 febbraio presso la galleria Ingresso Pericoloso di Roma. La mostra viene sviluppata attraverso tre ambientazioni, lontane dalla nostra abituale percezione, che costituiscono tuttavia parte ineludibile della quotidianità. Portando all’attenzione frequenze inudibili e suoni impercettibili alla sensibilità umana, i lavori si caratterizzano da una lunga e minuziosa ricerca sul suono nel silenzio, eseguita attraverso il rumore e la saturazione.Nella prima sala l’epidermide del silenzio diventa tangibile attraverso la struttura di una costruzione, elemento portante del soggetto e architettura di uno strumento. La sopraffazione della collettività sull’individuo è respinta grazie ad una graduale saturazione acustica esasperante e violenta di Substantive Derivative. Un “collasso silenzioso” provocato dalla dilatazione e contrazione dello spazio acustico altera l’equilibrio, inducendo il visitatore a esporsi ad altri luoghi. Nella seconda sala i vuoti dei semitoni costituiscono un nuovo linguaggio compositivo che verrà interpretato da Giulia Cozzi e José Alberto Gomes durante l’inaugurazione.
Infine la terza sala, è completamente oscurata dall’installazione“The Un-Heard Story of a Whale Society”, dove ogni coordinata di riferimento è continuamente spostata o abolita. La condizione di smarrimento, provocata dalle interferenze dei sonar americani sui cetacei nell’oceano, sarà rivolta proprio verso coloro che li hanno generati, immergendo il visitatore in uno stato analogo di insicurezza, confusione e perdita. In questo modo, il suono sarà l’elemento centrale intorno al quale riflettere sulla fragilità degli equilibri nella contemporaneità e sulla possibilità di attuazione degli spazi che ci circondano. Così, Emiliano Zelada modifica la galleria Ingresso Pericoloso in una camera anecoica alterata e, consapevole dell’impossibilità di raggiungere il silenzio assoluto, ci invita a provare ad ascoltarlo.