Durante una visita a New York lo scorso autunno, il celebre pittore belga Luc Tuymans raccontò ai microfoni del New York Times una triste storia proveniente dalle sue memorie di fanciullo. All’età di 5 anni Tuymans era una sera a cena con tutta la famiglia riunita attorno al tavolo. Il fratello della madre del pittore stava sfogliando un album di fotografie quando cadde una vecchia foto di uno zio del pittore. In quella foto lo zio, appena adolescente, era ritratto con tanto di saluto nazista. “Per la prima volta appresi che i due fratelli di mio padre avevano fatto parte della gioventù hitleriana, fu un duro colpo anche per mia madre visto che la sua famiglia fece parte della resistenza e nascose alcuni rifugiati ai tempi della seconda guerra mondiale”.
Da quel giorno il fantasma di quel nero passato aleggiò continuamente tra le mura domestiche, rovinando i rapporti della famiglia, “ho imparato a mangiare molto in fretta per andarmene via dal tavolo” ha dichiarato Tuymans. Questa storia ci aiuta a comprendere quanto l’arte di Luc Tuymans (che dallo scorso week end è ospitato dal San Francisco Museum of Modern Art per una grande retrospettiva del suo lavoro) sia fortemente caratterizzata da una personale maniera di rappresentare i drammi collettivi ed il desiderio di rimuoverli da parte della società. Alcuni dei più famosi dipinti di Tuymans hanno a che fare con l’Olocausto ( la foto qui sopra ritrae infatti l’interno di una camera a gas nazista) , con il clima politico e sociale degli Stati Uniti dopo l’attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001 e con la colonizzazione del Congo da parte del Belgio. Tuymans fa leva sulla nostra momentanea amnesia riguardo ai fatti più oscuri della storia mondiale. Prima di iniziare ogni opera il celebre pittore si documenta con ogni mezzo a sua disposizione, visionando migliaia di siti web, raccogliendo vecchi giornali e leggendo numerosi libri, per questo egli conosce ogni singolo retroscena del soggetto ritratto.
Nel 2001 Tuymans rappresentò il Belgio alla Biennale di Venezia presentando l’installazione Mwana Kitoko (Beautiful White Man). L’opera poneva in risalto la presunta complicità del belgio nell’assassinio del 1961 del presidente del Congo Patrice Lumumba, democraticamente eletto dal popolo. Per dare un’idea della potenza dell’arte, i dipinti di Tuymans generarono un clima di rivolta sociale che portò nel 2002 alle scuse ufficiali di tutto il governo belga circa questo orrendo misfatto.