Keep your seat – Stai al tuo posto la mostra che la GAM di Torino inaugura il 24 febbraio nella sua Exhibition Area al primo piano ha l’obiettivo di indagare il rapporto fra arte contemporanea e design. Ma per analizzare un rapporto così articolato è necessario possedere una precisa consapevolezza della complessità del tema e delle implicazioni storiche e sociologiche che tale compito comporta. Per questo è necessario circoscrivere l’ambito tematico, isolare alcuni aspetti, tracciare alcune fisionomie che consentano la riconoscibilità di un percorso. In questo contesto si è scelto di assegnare l’idea centrale dell’esposizione alla seduta: un soggetto a cui è attribuito un compito preciso e definito.
L’oggetto Sedia è analizzato soffermandosi sull’idea di presenza, assenza e solitudine: una scultura dai rimandi infiniti, un luogo fisico dove misurare l’idea di una realtà che non si concede facilmente e che rimanda ad altre verità.Keep Your Seat: Stai Al Tuo Posto, realizzata con la collaborazione del Vitra Design Museum e della collezione personale del suo direttore, Alexander von Vegesack, è una mostra in cui il protagonismo della sedia è costantemente minacciato dalla sua negazione, dove la necessità di una presenza funzionale è in realtà la denuncia di un’assenza reale.
Il corpo mancante sulla sedia, che nel design rappresenta l’oggetto del suo agire, nell’arte diviene il lato evocativo di un’assenza, di una simbologia esistenziale in cui il corpo dell’opera supplisce e si sovrappone alla mancanza del corpo reale, per questo motivo è la figura assente il vero soggetto di questa mostra.
In tale prospettiva l’esposizione prende l’avvio con l’opera di Simon Starling ‘Four Thousand Seven Hundred and Twenty Five”, dove il giovane artista inglese, attraverso un video in 35mm, accarezza visivamente una sedia del 1948 di Carlo Mollino soffermandosi sui dettagli delle forme sinuose come se stesse abbracciando un corpo femminile. Accanto al video è anche esposta la sedia originale e altre opere di Mollino.
La correlazione fra interpretazione artistica e utilizzo di precise opere del design storico è anche il tema dell’ambiente realizzato con sedie originali della produzione Thonet accostate agli artisti Vedovamazzei, che presentano “Isn’t it romantic”: una Thonet rovesciata su se stessa e imprigionata in una gabbia di plexiglass che perde ogni funzionalità ma acquista una nuova vita intrisa di tragica bellezza.
Oppure la storica sedia “Red and Blue” di Gerrit T. Rietveld trasformata in orribile sedia di costrizione da parte dell’artista Christov Büchel. E ancora l’inaspettata presenza di un ‘grande vecchio’ della scultura gardenese come Adolf Vallazza che favoleggia sul leggendario mondo ladino incontrando le fiabe di Sori Yanagi e Charles Rennie Mackintosh.
Una mostra che con leggerezza ed eleganza accende il dialogo fra arte e design in un costante rimando fra emozioni storiche e sorprese contemporanee, fra l’incanto della magia raccolta nell’esperienza delle avanguardie storiche e la sorpresa di una molteplicità di linguaggi su cui si può leggere l’attualità.
Ai lavori degli artisti presentati in mostra tra cui Christoph Buchel, Marisa Merz, Tony Oursler, Doris Salcedo, Simon Starling, Adolf Vallazza, vedovamazzei e Chen Zhen, sono accostati 26 lavori di designer internazionali provenienti dalla collezione del Vitra Design Museum e da quella privata del Direttore Alexander von Vegesack.
La presenza di grandi esponenti del design internazionale come, tra gli altri, Charles Renne Mackintosh, Gae Aulenti, Carlo Mollino, Alessandro Mendini, Gerrit T. Rietveld, Fernando e Humberto Campana e la produzione Thonet, ridefinisce gli spazi della sala mostre in ambienti di pensiero indagando, attraverso l’oggetto sedia, sull’uomo, sull’idea di presenza, assenza e solitudine.