DIONISIO GONZÁLEZ – ORGANOGRAMAS

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NOVALIS Contemporary Arts Gallery di Torino inaugura il 4 marzo la prima personale in Italia dellʼartista spagnolo Dionisio González. La mostra, intitolata Organogramas, è un progetto espositivo concepito espressamente per gli spazi della galleria e comprende lʼintero ciclo di foto di grande formato intitolato Halong, il video Thinking Hanoi e lʼinstallazione Organogramas, che dà il titolo alla mostra.

Come scrive Demetrio Paparoni nellʼintroduzione in catalogo, “Lʼintero corpo dʼopera di Dionisio González è una riflessione sulla condizione di invisibilità in cui vivono oggi molti individui, che trovano proprio nella capacità di nascondersi o mimetizzarsi nellʼambiente una possibilità di sopravvivenza. In questo senso il ciclo Favelas (2003-2007), realizzato dallʼartista con foto manipolate al computer e con video, ciclo che gli ha dato un ruolo di primo piano nella scena artistica contemporanea spagnola, sottolinea una marcata dimensione narrativa e sociopolitica.”
Lungi dal considerare che alcune di queste comunità sono quasi centenarie, i governi – spiega González – tendono a demolire le architetture spontanee da esse abitate, in modo da cancellarne radicalmente il raggio di influenza. Questo nonostante si preveda che entro la prossima decade duemila milioni di abitanti vivranno in baracche. Il lavoro di González consiste nel progettare architetture contemporanee e nellʼinserirle, senza violentarne la struttura originaria, nel paesaggio delle favelas. Procedimento analogo è usato dallʼartista per il ciclo Halong, che fa riferimento alla Baia di Ha-Long, situata nel Golfo del Tonchino, in Vietnam, vicino alla frontiera cinese e a 170 km ad est di Hanoi, una baia che si estende su una costa di 120 km. Questo luogo, caratterizzato da unʼarchitettura spontanea e dichiarato patrimonio dellʼumanità dallʼUnesco nel 1994, rischia di di essere totalmente snaturato. Inserendo nelle foto del paesaggio reale frammenti di architettura contemporanea da lui stesso progettati, González evidenzia il rischio di come, offerti alle esigenze del turista, questi luoghi possano essere stravolti nellʼidentità. Tra isole meravigliose e faraglioni carsici questa geografia fatta di profonde valli e crepacci inondati dal mare, include strutture costruite da popolazioni che vivono sullʼacqua. Considerata la loro esposizione allo sguardo, lʼesistenza di queste isole è seriamente minacciata dalle logiche del turismo, che sottopongono qualunque dissomiglianza dai modelli-standard a un processo di omologazione architettonica. Un processo che trasforma lʼambiente in un complesso vacanziero inteso in termini di comodità e benessere. Con Halong González esprime la sua preoccupazione nei confronti del fenomeno dellʼassimilazione, fenomeno che si determina quando ha luogo uno scambio asimmetrico tra due società: quella più forte in termini di contagio trasforma lʼaltra, facendone la propria immagine riflessa.

Lʼinstallazione Organogramas, è unʼinstallazione multimediale composta da 60 tubi di scappamento in acciaio inossidabile, con lʼaggiunta di silenziatori, che fuoriescono dalla parete. Dietro alle pareti si nasconde una complessa rete di canali audio che si inseriscono in ognuno dei tubi di scappamento. Programmati in modo sincronico tramite computer, questi altoparlanti emettono dalle bocche dei tubi di scappamento il loro tipico rumore, organizzato però in modo da generare ritmi musicali. Inoltre, sempre dietro la parete, unʼaltra rete di canali fa sì che 6 macchine da fumo (acqua nebulizzata) si sincronizzino con la musica emettendo vapori. Di fronte ai 60 tubi di scappamento un braccio robotizzato preprogrammato si muove come fosse la bacchetta di un direttore dʼorchestra. Lʼinstallazione ruota attorno a tre concetti dalle forti valenze simboliche: la fatalità (concentrazione e combustione), il ritmo (lʼaudio e lʼinquinamento acustico) e la liquidità (la combustione, come conduttore di tutto il progetto).

Completa la mostra la videoproiezione Thinking Hanói, nella quale si vede un flusso continuo di persone che attraversano le strade di Hanoi in motocicletta, attraversando piccoli incroci e muovendosi in tutte le direzioni. Secondo lʼartista, uno dei motivi per cui vi sono tante moto ad Hanoi è dovuto al fatto che essa fa parte di un paese in via di sviluppo, in cui le entrate medie non sono sufficienti ad acquistare una automobile, mentre lo sono per acquistare una moto.
Gran parte delle fonti di inquinamento atmosferico del pianeta derivano dai mezzi di trasporto e pertanto il monossido di carbonio è il principale agente contaminante presente nelle aree metropolitane, insieme allʼanidride carbonica o allo smog fotochimico. Gli effetti studiati implicano, tra le altre alterazioni sullʼuomo, irritabilità, cefalee e problemi interpersonali.

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