Girovagando per la rete abbiamo trovato un interessante articolo del nostro amato critico inglese Jonathan Jones che andiamo di seguito a pubblicare nella speranza di generare riflessioni e discussioni:
L’ascesa dell’arte interattiva sembra ancor più marcata in questa nostra era digitale e questa interattività non abbraccia solo i social networks ma si estende anche al mondo reale, catturando sempre più pubblico. Spencer Tunick ed Antony Gormley guidano questa rivoluzione interattiva, uno con i nudi collettivi e l’altro con la sua opera One and Other che ha visto centinaia di persone mettersi in mostra sul quarto plinto di Trafalgar Square.
Alcune forme di interattività fanno bene all’arte ed agli artisti che tramite piattaforme come Facebook o Twitter possono promuovere la loro creatività senza passare attraverso i canonici rituali del mondo dell’arte. Ogni giovane artista può farsi pubblicità mediante canali alternativi e potrebbe anche verificarsi la probabilità di scovare un nuovo genio artistico al di fuori di quelle istituzioni che forzano arte ed artisti a conformarsi alla moda ed al buon gusto generale. Quindi la democrazia è una gran cosa ma credo che nessun capolavoro d’arte sia mai stato definito tale per consenso comune. Non assisteremo mai all’ascesa di un nuovo Pablo Picasso venuto da Facebook per conquistare i grandi musei internazionali, questo perchè l’arte è frutto di percezioni profonde ed a volte razionali che sono incomunicabili. Tentare di spiegare o condividere queste percezioni in un’opera creata per la comunità si tramuterebbe in una grande banalità.
Purtroppo una grande opera d’arte, per essere considerata tale, deve essere rivolta ad un elite di persone e non alla massa. L’arte partecipativa è una negazione del talento, diffonde una grande bugia: tutti possono essere uguali, tutti possono creare un’opera d’arte. Ed allora, che speranza abbiamo di trovare su Facebook un nuovo talento se su quella piattaforma tutti hanno l’infantile diritto di mettersi addosso un’etichetta con su scritto: Sono un artista?
Jonathan Jones