Otto Dix è il protagonista assoluto di una grande retrospettiva alla Neue Galerie di New York che rimarrà aperta dal 11 marzo al 30 agosto 2010. Più di ogni altro artista Dix ha preso parte ad ogni grande cambiamento del modernismo tedesco, dal realismo, al dada fino al surrealismo ed all’espressionismo, il tutto in una sola decade dei ruggenti anni ’20. Il celebre critico Paul Ferdinand nel 1926 descrisse l’arte di Dix come: “un disastro naturale, devastante come l’esplosione di un vulcano. Non si sa mai cosa aspettarsi da questo uomo selvaggio”.
Come spesso fanno i pittori tedeschi, anche Dix si impadronì dell’intera storia del medium attraverso il quale creava la sua arte. Egli dipinse alla maniera di Albrecht Dürer, traendo ispirazione da Lucas Cranach. Assieme a contemporanei come Christian Schad, contribuì alla nascita di un nuovo e perverso stile di pittura realista denominato Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività). Nel corso della sua carriera Dix ritrasse una moltitudine di personaggi della società tedesca, da semplici contadini ad eminenti cancellieri della repubblica di Weimar. Ma gli orrori della prima guerra mondiale segnarono per sempre lo stile del grande pittore donando alle sue forme un grottesco aspetto caricaturale, una furia animale accentuata dalla cruda realtà delle scene e dal vivido aspetto dei colori. Gli aspetti più neri dell’animo umano come il delitto e la sessualità deviata sono solo alcune delle strade esplorate dal genio tedesco.
La presente mostra organizzata da Olaf Peters offre al pubblico 100 opere provenienti da varie istituzioni internazionali e da collezionisti privati. Il percorso dell’evento è suddiviso in quattro grandi aspetti dell’arte di Dix: La guerra, Il sesso, Il Ritratto e la spiritualità. Occasione imperdibile quindi per ammirare l’opera di un maestro insuperato che ha trattato tematiche crude e spietate, restituendo allo spettatore l’immagine più pura dell’essere umano, servendosi di un realismo tragicamente impietoso per lanciare un violento atto d’accusa antimilitarista.