Siamo a Parigi, esattamente il 30 settembre del 1981 il ministro francese di grazia e giustizia Robert Badinter riesce ad abolire la pena di morte in tutta la nazione. Ci sono voluti circa duecento anni di dibattiti e polemiche per arrivare a questa importante decisione. Fu infatti nel lontano 1791 che Louis-Michel Le Peletier de Saint-Fargeau cercò di convincere l’Assemblea Costituente ad abolire la pena capitale. Dal 1791 al 1981, dalla Rivoluzione Francese ai giorni nostri, si è lungamente parlato di giustizia divina e giustizia terrena e sul fatto che un uomo non può sostituirsi a Dio e sottrarre la vita ad un altro uomo.
Duecento anni di pena capitale hanno però creato vere e proprie figure criminali memorabili, oscure e malevole presenze che hanno foraggiato la letteratura ispirando maestri come Sade, Baudelaire, Dostoevskij e Camus. Il crimine ed in particolare l’assassinio ha alimentato anche le arti visive, nei maggiori pittori come Francisco Goya, Théodore Géricault, Pablo Picasso e René Magritte, le raffigurazioni del crimine o della pena capitale hanno portato alla creazione di opere straordinarie. Anche il cinema, fa subito suo il fascino inquieto di una violenza estrema e la rappresentazione della stessa è trasformata in piacere, addirittura in voluttà. Dal 16 marzo al 27 giugno 2010 il Museo D’Orsay di Parigi propone la mostra Delitto e Castigo prendendo appunto in esame il già citato periodo di tempo di due secoli.Proprio sul finire del XIX secolo un modo di trattare l’indole delinquenziale, con pretese scientifiche, nasce e si sviluppa. Il tentativo è quello di dimostrare che gli elementi che caratterizzano la persona che commette un crimine si manifesterebbero nella fisionomia della stessa.
Teorie di questo genere incidono fortemente sulla pittura, sulla scultura e sulla fotografia. Per farla breve, alla violenza del delitto corrisponde quella del castigo: come non ricordare l’onnipresenza di soggetti quali il patibolo, la garrotta, la ghigliottina o la sedia elettrica?Al di là dell’azione delittuosa, il problema che si pone è quello di affrontare ancora e per sempre il tema del Male e, oltre la condizione sociale, l’inquietudine metafisica. A simili quesiti, l’arte fornisce una testimonianza spettacolare. Questa mostra potrebbe soltanto riconciliare l’estetica della violenza e la violenza dell’estetica, riunendo immagini di ogni sorta, letteratura e musica.