Il 22 marzo la Galleria Massimo De Carlo di Milano inaugura Karma, la prima personale in Italia di Dan Colen. In mostra alcuni lavori inediti: la maggior parte di essi, come una gigantesca rampa da skateboard, o i trenta tabelloni da basket che diventano tessere di un grande domino, sono connessi alla produzione di Colen più conosciuta, legata alla cultura street e underground da cui l’artista proviene e dalla quale trae spesso ispirazione. Altri lavori, come la serie di confetti paintings, oli su tela che riproducono stelle filanti e coriandoli, o stampe fotografiche su tela di pubblicità commerciali, mostrano una nuova fase in cui, coerentemente al suo percorso stilistico, l’artista si focalizza su nuove tecniche e nuovi soggetti.
Nato nel 1979 a Leonia, nel New Jersey (USA), Dan Colen è considerato una stella nascente nel mondo dell’arte contemporanea. Dalla sua prima mostra, nel 2003, ha catalizzato su di sé l’attenzione del mondo dell’arte e dei mass media, quest’ultimi attirati anche dalla vita scandalosa ed eccessiva che l’artista conduce a New York, assieme ad altri esponenti della cosiddetta Bowery School. Nel 2006 compare, assieme a Ryan McGinley e Dash Snow (deceduto lo scorso giugno per un’overdose di eroina), sulla copertina del New York Magazine, che definisce il trio “figli di Warhol”. Ed effettivamente i suoi lavori ricordano la Pop Art per i soggetti tratti dalla vita quotidiana, per quel processo tipico di ri-appropriazione della realtà, perché mostrano, ancora una volta, quanto New York possa essere fonte d’ispirazione, quasi protagonista, anche per gli artisti di nuova generazione.
Le opere di Dan Colen, nonostante la sua giovane età, sono state acquisite dal Whitney Museum of Contemporary Art di New York, dalla Saatchi Gallery di Londra e dall’Astrup Fearnley Museum of Modern Art di Oslo. Ha partecipato a numerose mostre collettive come la Whitney Biennial (2006), USA Today alla Royal Academy di Londra, Defamation of Character presso il PS1 Contemporary Art Center di New York e Fantastic Politics al National Museum of Art, Architecture and Design di Oslo.