Il progetto Untitled di Jacob Kassay per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia (dal 23 maggio al 3 ottobre) si compone di dieci nuove opere, alcune installate a parete, altre deposte a terra. Le tele si presentano come tavole riflettenti che accolgono presenze fantasmatiche della pittura sottostante e nel contempo assorbono e restituiscono lo spazio esterno all’opera. Le tele a terra, elementi scultorei, sono concepite come rejects: scarti che assurgono a valore di possibilità/potenzialità.
Il lavoro di Kassay si ancora ad una praxis minimalista in cui il processo industriale nella produzione dell’opera sottrae il valore di qualità del manufatto per sostituirlo con quello di oggettualità, rendendolo in un certo senso intercambiabile. Gli elementi concettuali del monocromatismo, dell’oggettivizzazione del pigmento pittorico, della riflessione di colore, movimento e forma, assumono centralità nella sua ricerca e vengono codificati e tradotti in una nuova metafisica della superficie pittorica, in una nuova forma di astrazione, fortemente lirica, in cui il riferimento alla fotografia è evidente.
La realizzazione dei suoi lavori prende avvio dalla preparazione della tela con la stesura di ampie campiture di acrilico che rendono la superficie impermeabile, per poi passare alla successiva placcatura d’argento, ottenuta chimicamente con un procedimento industriale assimilabile al bagno galvanoplastico che cristallizza gli incidenti della pittura sulla tela, provocando irregolarità della superficie argentea. Il processo di placcatura determina inoltre una combustione/bruciatura dei bordi e delle parti esposte della tela lungo il perimetro, e la comparsa di zone disomogeneamente brunite e ossidate sulla superficie metallica che Kassay non può preventivamente controllare. Kassay, di formazione fotografica, ha trasposto molte di queste tecniche nella pratica pittorica. Il processo chimico di argentatura delle tele è assimilabile all’antico processo della fotografia su gelatina ai sali d’argento: entrambe le tecniche producono una trasmutazione in cui la luce assurge a elemento centrale per la sensibilizzazione del supporto e nella percezione dell’opera.
La Collezione Maramotti con questa mostra prosegue l’attività dello spazio progettuale, che ospita opere realizzate ad hoc dagli artisti invitati. Le opere divengono parte della Collezione permanente con l’obiettivo di fondere pratiche di acquisizione e di accrescimento del patrimonio iconografico con quelle della sua fruizione pubblica. Pattern room, così è titolato lo spazio, è il locale dove in passato – quando l’edificio era fabbrica di produzione – venivano realizzati modelli e prototipi. Dimensione progettuale e sperimentazione accomunano la vocazione di questo luogo, dal passato ad oggi.