Venerdì 21 maggio la galleria CHANGING ROLE – Move Over Gallery/Napoli, inaugura la mostra cin()que personale di Alessandro Bulgini a cura di Alessandro Facente.
cin()que è un confronto di cinque opere, periodi, discorsi e linguaggi diversi, che nel loro incrocio sviluppano un discorso più ampio. cin()que è due progetti l’uno inglobato nell’altro: () è dentro cinque. cinque di Alessandro Bulgini si sviluppa in due dittici di dimensioni e forme diverse della produzione nera, una scultura a forma di testa e un quadro della serie rosa ruotanti e un autoritratto della serie facebook. Tutti hanno a che fare con il corpo, cinque parti di esso, cinque alfa che installati danno luogo ad un ipotetico pentagramma.La ricerca di Bulgini è sempre stata finalizzata su di un focus che giocasse continuamente sulla distrazione della percezione; provocatorio, nel senso di ‘sollecitatore’, nel suggerire la comodità sulla quale la percezione tende ad appoggiarsi: il percorso ‘ovvio’. Il suo lavoro suscita sempre il percorso ovvio sta a noi non percorrerlo; tutta la sua ricerca è fondata sul miraggio e cos’altro è un miraggio se non l’errata percezione di vedere qualcosa che ai nostri occhi risulta evidente?
Un monocromo nero? Un lavoro sull’alchimia? Una scultura ruotante? Un lavoro su facebook? Certo. Ma anche no. Il principio si fonda su un equivoco che in un’occasione come questa diviene un’opportunità da cogliere, proporzionando l’intero complessivamente.
cin()que è il principio di uno ‘stare bene’, il ‘numero d’oro’, la ‘proporzione aurea’; lo standard di riferimento della perfezione, la grazia e l’armonia che danno luogo a quel movimento continuo che l’ellissi della scultura e del quadro rosa rotante infliggono uno dal di sotto e l’altro in superficie; un ritmo complesso che regge quello degli elementi ‘minori’ e che, come nella proporzione geometrica della sezione aurea, si basa su di un rapporto specifico in cui la parte maggiore sta alla minore come l’intera sta alla parte maggiore.
Il movimento è attinto dall’iconografia dei tarocchi, in particolare dal cappello del bagatto a forma di 8 (l’infinito), ma non solo, tutto il progetto nasce da quell’immagine e il tavolo da lavoro a tre piedi è il supporto sul quale il soggetto presenta gli strumenti del lavoro.
Bulgini fa esattamente questo e la galleria è una sorta di tavolo esoterico dove presenta gli strumenti della sua ricerca e quindi l’architettura più ampia dove internamente si posiziona il progetto: la ‘Stella Fiammeggiante’ alchemica che contiene ‘G’.
Da qui parte il progetto curatoriale () di Alessandro Facente. () è spazio e dentro si sviluppa qualcosa che non può essere nominato, descritto e condiviso, ma che produce benessere. Gli antichi significati legati alla ‘G’ (G.A.D.U., God (Dio), Gloria, Grandezza, Gravitazione, Gnosi, Geometria, Genio e Generazione) sono l’icona per raccontare qualcosa che ha a che fare con la nostra contemporaneità legata soprattutto al carattere che assumeranno gli spazi che abiteremo e come essi rappresentano l’estensione di ciò che diverremo: DUMBO, e la sua forma triangolare, a New York è un esempio eccezionale. È il quartiere che muta, prima district perfetto per la produzione degli artisti grazie agli ampi spazi a basso costo che i grandi building offrivano ed oggi luogo esclusivo dai prezzi inaccessibili dove i loft valgono milioni di dollari sul quale maturare interessi economici.
() si affida a questa realtà per porsi una domanda: esprimere o no le qualità se poi il rischio è mutarle in qualcos’altro che le oblitera?
La domanda si lega al ritmo vibrante che avvertiamo nel manifestarci; si aggancia a cinque per l’esigenza di mettere insieme gli strumenti che abbiamo a disposizione e sperare che non vengano fraintesi. Il ritmo di cui parla l’intero progetto cin()que si riferisce a quel sussulto che ci fa stare ritti e decisi come architetture, cercando di esprimere la nostra sezione aurea in una continua ricerca della formula che esprima al meglio ciò che siamo, al di fuori degli stravolgimenti che avvengono intorno. Noi come DUMBO viviamo una sorta di cristallizzazione del conoscere e del sapere, un percorso come il corallo, verso e a causa del fuori: …nella classica Origine del corallo Poussin si rifà alle medesime visioni: occorre decapitare Medusa perché ‘ciò’ prenda forma, perché l’informe minaccia divenga visibile corallo, perché il viscido-mollefluido-minaccioso invisibile acquisti finalmente consistenza (Julia Kristeva ‘La testa senza il corpo’ donzelli editore, pag.44).
Alessandro Bulgini è nato a Taranto nel 1962, vive e lavora a Torino.
Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Carrara in scenografia teatrale, ha vissuto in numerose città italiane Roma, Milano, Livorno, Venezia, Genova, Taranto, alle quali deve l’assoluta indipendenza ed individualità del lavoro. Difficilmente assimilabile ed inquadrabile in alcuna corrente artistica Bulgini utilizza un ampio spettro di mezzi :dalla pittura alla fotografia, dal video alla performance.