Garage42 è un nuovo format pensato per la nuova sede del Velan Centro d’Arte Contemporanea di Torino. Trasferitosi di recente in via Saluzzo, il Velan center, con l’appuntamento garage42 propone due artisti, nei lavori dei quali siano riscontrabili delle assonanze, dei rimandi, sottolineati appunto dall’accostamento nello spazio della galleria.
garage42 è letteralmente un garage per due. Il format intende dunque sottolineare l’idea di uno spazio condiviso, che non è solo quello fisico, ma anche e soprattutto mentale. Una contaminazione di linguaggi, favorita, in fase progettuale, da un forte dialogo a tre, tra gli artisti e il curatore. Non si tratterà tuttavia di produrre lavori a quattro mani, possibilità eventualmente condizionata alla disponibilità degli artisti invitati, quanto piuttosto di cercare una affinità, una distanza minima, quella della condivisione e del dialogo tra le due ricerche, pur mantenendo ciascuno, il proprio punto di vista. L’immagine che traduce meglio questo contatto è quella del tessuto epiteliale trasversale, costituito da cellule capaci di scivolare le une sulle altre. Il rapporto tra i lavori degli artisti, infatti, è immaginato come una forma di contatto fisico, un contatto di superficie, ma di natura dinamica che, a partire dallo scivolamento dialogico di un lavoro accanto all’altro, produca esiti non prevedibili inizialmente.
Per il primo appuntamento di garage42 previsto per il prossimo 19 maggio 2010, sono stati invitati gli artisti Davide Bertocchi (Modena – 1969) e T-yong Chung (Tae-Gu – Corea del Sud, 1977) che, pur appartenendo a due generazioni ed evidentemente due culture diverse, hanno in comune la condizione di vivere in un paese diverso dal proprio. Infatti Davide Bertocchi vive ormai da anni a Parigi ed altrettanto dicasi di T-yong Chung per l’Italia.
Spacecraft Attitude intende stabilire un contatto del tutto naturale, che preesiste alla mostra, tra una certa visione tecnologica dalla forte connotazione utopico-scientifica di Davide Bertocchi con quella tecno-ludica di T-yong Chung. In entrambi i casi gli esiti hanno un carattere di inutilità e di conseguenza l’atmosfera della mostra è piuttosto quella che si respirerebbe dopo il fallimento di un esperimento. Ciononostante, gli oggetti, in entrambe le versioni di Bertocchi e di T-yong Chung, esistono e resistono alla propria inutilità, forti di una certa dignità estetica che li accomuna. In effetti per Spacecraft Attitude, tecnicamente, si intende l’assetto, o posizione nello spazio, di un veicolo spaziale, solitamente descritto da due coordinate, la latitudine e la longitudine, relative all’orbita di un apparecchio.
Il titolo, gioca sull’ambiguità del sostantivo attitude che è traducibile genericamente anche come atteggiamento, posa. Dunque più che occuparsi di coordinate spaziali e descrittori di posizioni di orbite satellitari, la mostra ruota attorno all’idea di estetica non funzionale, di quel particolare ‘atteggiamento’ pseudo – scientifico che hanno certi oggetti che si trovano in molti film di fantascienza degli anni Sessanta. Nella visione di Davide Bertocchi questa estetica assume una connotazione politico-malinconica, con venature anche grottesche, invece, nella traduzione che ne fa T-yong Chung, ha tratti di leggerezza semantica.