Lo scorso sabato ho avuto il piacere di presentare la conferenza di Attilio Scarpellini, tenutasi in occasione della giornata finale del Premio Combat ai Bottini dell’olio di Livorno. Scarpellini ha ultimamente pubblicato un interessantissimo testo dal titolo L’Angelo Rovesciato, Quattro saggi sull’11 settembre e la scomparsa della realtà. Scarpellini oltre ad essere critico di teatro e saggista, è uno dei fondatori dell’Associazione Indipendente di giornalisti Lettera 22 e tra gli animatori della rivista di critica on-line La differenza, nata all’interno del movimento del Teatro Indipendente per volere dell’artista Gian Maria Tosatti. L’autore ha inoltre condotto su Radio Tre Rai la trasmissione di approfondimento culturale Mattino Tre/Lucifero.
Nel suo libro Scarpellini riprende alcuni dei temi e degli snodi concettuali che hanno segnato il recente dibattito sulla crisi della contemporaneità come la critica dell’ultimo Baudrillard a un’arte che non si distingue più dal mondo come i media lo presentano e la presenza di un’estetica che, abbandonata completamente l’idea di esperienza, celebra ogni giorno il suo 11 settembre nella forma di un’apocalisse della realtà.
La conferenza è stata appunto strutturata attorno alla realtà in relazione al sistema dell’arte contemporanea e mi sembra doveroso sottolineare quanto quest’ultimo sia sempre più alla deriva, schiavo di meccaniche dettate da baronati ormai quasi comici in un mondo schiacciato dalla crisi economica. Il sistema dell’arte è fortemente lontano dalla realtà oggettiva, basti pensare alle quotazioni vertiginose raggiunte dalle opere di Jeff Koons o Damien Hirst (che hanno comunque subito ingenti ridimensionamenti al termine della bolla speculativa).
Lontano dal fare cultura, questo sistema mira a fare quadrato, ad accentrare il potere di influenti collezionisti e prestigiose istituzioni sotto un’unica, grande egida. Tale rete propone quindi una iperrealtà creativa e di mercato affine alle proprie preferenze ma lontana anni luce dalla realtà oggettiva rappresentata dalle proposte ed esigenze artistiche del territorio. Ci troviamo quindi di fronte a due eserciti ben definiti, l’uno rappresentato da giovani artisti agguerriti, gallerie di ricerca, musei sperimentali e sovrani illuminati mentre l’altro si compone di giovani ben istituzionalizzati, nobili collezionisti e regie fondazioni.
Quest’ultimo esercito propone arte in confezione standard, vendibile un tanto al chilo ma a carissimo prezzo, il tutto per regalare sensazioni di prestigio ed esclusività. Eppure la realtà proposta dal sistema è quella che poi vediamo nella maggior parte delle gallerie d’arte e musei delle nostre città, perciò dovremmo forse tristemente convincerci che quello è il solo modello tangibile ed oggettivo. Ovviamente si può sempre andare oltre la realtà, sfruttando la patafisica. Io per ora ringrazio Attilio Scarpellini per le sue lucide, chiare e chiarificanti parole.
Micol Di Veroli