La mostra ospitata presso la Sala Dogana di Palazzo Ducale di Genova (opening 17 giugno 2010) indaga la reale possibilità di comprendere la produzione visiva di una cultura diversa, esemplificata qui nell’esposizione di giovani artisti iraniani. Per l’occasione i visitatori sono invitati a confrontarsi con il tema della visibilità: il progetto espositivo riflette infatti su una produzione artistica in cerca di libertà espressiva.
Lo scontro o incontro tra due culture, la sparizione, la storia alternativa, la mediaticità degli eventi politici, l’iconografia contemporanea, sono alcune delle possibili chiavi di lettura di una cultura complessa e distante dal mondo occidentale. Gli artisti s’in- seriscono in un discorso globale, rendendosi visibili e mettendo in crisi il nostro immaginario dell’Oriente. Nel creare un percorso visivo tra opere diverse si vuole offrire un esempio della produzione artistica contemporanea iraniana ricollocandola in un contesto critico, per comprenderne la complessità e per portare cosi’ due culture, apparentemente lontane ma realmente piu’ vicine di quanto il pregiudizio stabilisca, a riconoscersi.
Nel corso della storia recente si e’ passati dall’essere invisibili, al non avere piu’ possibilità di nascondersi. Anche se scritta negli anni Sessanta, la teoria di Guy Debord sulla spettacolarizzazione della società, continua a essere attuale. Viviamo in una società in cui la visibilità oltre ad essere totale, e’ anche spettacolare. Le nuove tecnologie fanno si’ che ogni aspetto della nostra vita diventi informazione, traccia recuperabile e la televisione, sempre piu’ appassionata di reality, rende persone comuni delle star. Essere visibili in un mondo sorvegliato e spettacolarizzato come il nostro, e’ qualcosa che si pone a metà tra desiderio e paura. Il rapporto che si instaura con la visibilità ha una natura ambigua, un misto tra terrore e piacere.
La mostra intende approfondire anche le conseguenze del rendersi visibili: mentre in Occidente l’apparire e’ qualcosa di desiderato, in Oriente la visibilità comporta dei rischi. La visibilità nel contesto Iraniano assume sfaccettature che hanno implicazioni che vanno ancora piu’ a fondo nelle radici del paese. Essere visibile vuole dire essere pubblico, e in pubblico ogni persona ha il dovere di comportarsi secondo precise regole sociali. Essere visibili per alcuni significa anche scendere in piazza e lottare, rischiare, raccontare una storia alternativa. Le numerose norme di comportamento che regolano oggi la società iraniana sono vissute come un’imposizione soprattutto dalle giovani generazioni che costituiscono la maggioranza della popolazione del paese. La ricerca di una libertà espressiva spesso nasce da esigenze individuali, ma anche dal senso di responsabilità nei confronti del collettivo. e’ infatti attraverso un rapporto sublime con le forme visibili, tra desiderio e terrore, che gli artisti con acutezza cercano vie e strategie espressive accettabili per la comunità sociale.
ARTISTI:
Azin FeizabAdi – Nato a Teheran nel 1981, vive e lavora a New York e Teheran.
Fariba Ferdosi – Nata a Teheran nel 1976, vive e lavora a Firenze.
Barbad Golshiri – Nato a Teheran nel 1981, vive e lavora Teheran.
Tara Kaboli – Nata a Teheran nel 1981, vive e lavora a Milano.
Rahim Milani – Nato a Teheran nel 1981, vive e lavora a Milano.
Neda Razavipour – Nata Teheran nel 1969, vive e lavora a Teheran.
Amir Hossein Shahnazi – Nato a Teheran nel 1981, vive e lavora a Milano.
Shirin Sabahi – Nata a Teheran nel 1980, vive e lavora tra Teheran e Stoccolma.
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