La Pinacoteca di Brera propone dal 17 giugno per la prima volta un confronto fra i capolavori delle sue collezioni storiche e i dipinti di due grandi del Novecento, Alberto Burri e Lucio Fontana. Una mostra nuova – curata da Sandrina Bandera e Bruno Corà – con la collaborazione del Corriere della Sera, che permette alle opere dei due straordinari artisti di entrare oggi prepotentemente in Pinacoteca, non per completarne le collezioni, ma per proporre una nuova fruizione dei suoi dipinti piu’ noti, dagli esiti inaspettati.
All’allestimento permanente del museo e’ affiancato, quasi imposto, l’inserimento di alcune opere dei due maestri del XX secolo – tutte di proprietà della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello e della Fondazione Lucio Fontana di Milano – in un vivace e ricco dialogo di confronti, avvicinamenti, opposizioni e contrasti che, seppure non modificando fisicamente l’itinerario, trasforma e arricchisce sostanzialmente di contenuti visivi e spunti di riflessione uno dei principali musei pubblici italiani. Una mostra che dialoga col museo, non lo sostituisce.
Tutte le sale della Pinacoteca tranne quelle dedicate al Novecento propongono al pubblico il vis à vis, a volte violento e brutale, a volte immediato e istintivo, a volte solo associativo, fra le opere dei due maestri e le opere braidensi di Lotto, Caravaggio, Raffaello, Bellini, Veronese, Luini, Tintoretto, Foppa, Crivelli, Rubens, Tiepolo, Canaletto… Tante le possibili interpretazioni offerte da un solo primo confronto visivo, che lasciano aperte innumerevoli associazioni, assonanze, opposizioni e connessioni. Tante le letture effettuabili dal solo sguardo, a chiunque esso appartenga, con qualunque prospettiva …
Particolarmente felici appaiono gli accostamenti presentati nella sala di Raffaello e Piero della Francesca, in cui i due capolavori del Rinascimento dialogano puntualmente con la matericità, la struttura formale, la composizione e soprattutto il colore dei maestri del Novecento (Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1950; Alberto Burri, Cretto, 1974 e Sacco e Rosso SP2, 1958). A volte il raffronto assimila l’opera moderna a un dettaglio figurativo dell’antica, come avviene nella forma centinata del Bianco Nero Cellotex di Burri, che emerge quasi ritagliato dal fondo nero della fuga prospettica del Ritrovamento del corpo di san Marco di Tintoretto; altre e’ il solo ritmo, la pausa, la regolarità, il cadenzato ripetersi di statici accoppiamenti, in equilibrata e simmetrica distribuzione spaziale, ad avvicinare Paolo Veronese (Cena in casa di Simone) e i ripetuti tagli del Concetto spaziale. Attese del 1964 di Fontana.
Tutto si combina figurativamente, con una coincidenza inaspettata, nel vis à vis fra l’Annunciazione di Francesco Francia e il Concetto spaziale. Attese del 1959 di Fontana: il blu del cielo, il giallo del sole, il bianco delle nubi, persino lo -s-tagliarsi- delle ali della colomba; tutto si raffronta matericamente, con una rarità inimitabile, nell’avvicinamento fra la Cena in Emmaus di Caravaggio e il Nero SC 3 di Burri: l’assoluta totalità cromatica, il fondo-ombra nerissimo, la materia fibrosa, sfilacciata e ricucita, l’umiltà e la miseria brutalmente esibita.