Come ben sapete la British Petroleum sponsorizza da oltre 20 anni il celebre premio BP Portrait Award, che quest’anno è stato vinto da Daphne Todd con il ritratto di sua madre morta. Ovviamente la BP in questi ultimi tempi è al centro di numerose polemiche a causa dell’incidente nella piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Gli sforzi per arginare l’enorme marea nera provocata da ingenti tonnellate di greggio, sono costati sino ad ora circa 2 miliardi di dollari alla celebre compagnia petrolifera ma il danno all’ecosistema è inestimabile.
Un operaio della struttura ha inoltre dichiarato ai microfoni della Bbc che il sistema di sicurezza a bordo della piattaforma petrolifera era totalmente inadeguato e che la BP era al corrente di queste negligenze. L’intera vicenda ha giustamente scatenato le ire di alcuni gruppi ambientalisti britannici i quali hanno manifestato contro la BP nella serata di premiazione del Portrait Award. I dimostranti vestiti completamente in nero hanno riversato barili di petrolio davanti l’ingresso della Tate Gallery di Londra e successivamente hanno cosparso il tutto con una montagna di piume d’uccello. Ovviamente la protesta simboleggia metaforicamente il grave danno che il petrolio arreca ai poveri volatili oltre che all’ambiente. C’è da dire che le proteste non si sono fermate alla sola serata inaugurale del celebre premio. In questi ultimi giorni alla lotta contro la BP si è unito anche l’artista Hans Haacke che ha già stilato una lettera firmata da 150 illustri personaggi internazionali. La lettera è apparsa in questi giorni sul prestigioso quotidiano inglese The Guardian: “Rappresentiamo un’importante fetta della comunità dell’arte e crediamo fermamente che il logo della BP rappresenti una macchia nella reputazione del Tate” è scritto sulla lettera di protesta.
La lettera di Haacke è stata sottoscritta da artisti, compositori, commediografi, poeti, critici, professori, architetti, registi ed editori di tutto il mondo. Secondo Haacke la sponsorizzazione della BP “permette ad una grande compagnia petrolifera di nascondere le sue malefatte dietro i nobili intenti del supporto all’arte contemporanea”. Globartmag si unisce a questa protesta con la speranza che questo genere di non dover più assistere ad un tale disastro ambientale.