Dieci anni fa alcuni ricercatori americani divisero in due gruppi alcuni bambini di 3 anni. Gli studiosi mostrarono ai giovani pargoli una tela su cui era stata lasciata cadere un’enorme macchia di pittura. Ad un gruppo di bimbi i ricercatori dissero che la macchia era stata provocata da un vasetto di pittura caduta accidentalmente sulla tela. I piccolini si disinteressarono totalmente al dipinto e tornarono ad altre attività. Al secondo gruppo di bambini fu invece detto che quella macchia di colore era stata accuratamente creata per loro. I bambini si interessarono alla tela e cominciarono ad apostrofarla come “il dipinto”.
Per farla breve il secondo gruppo è stato condizionato dal giudizio di un adulto, una persona fidata e competente quindi. Questo esperimento condotto da Paul Bloom e Susan Gelman, dell’università di Yale è oggi il fulcro di un nuovo libro che si interroga sul nostro modo di relazionarci all’arte contemporanea. La pubblicazione dal titolo How Pleasure Works (come funziona il piacere), da poco uscita negli States, asserisce che il puro giudizio estetico non esiste. Secondo gli studiosi infatti, l’essere umano, nel valutare un’opera, è condizionato da ciò che pensano altre persone competenti. Bloom inoltre sostiene che i collezionisti sono motivati all’acquisto proprio dalla loro vanità, dalla speranza di essere ammirati dal resto del mondo.
“Tutti sono affascinati da un dipinto di Rembrandt, la sua maestria è indiscutibile, è una prova oggettiva. Dunque Rembrandt crea opere d’arte. Quando però ci troviamo di fronte ad opere come My Bed di Tracey Emin o Fountain (After Marcel Duchamp) di Sherrie Levine o meglio ancora come lo squalo in formaldeide di Damien Hirst, il nostro giudizio diventa più arduo. Esiste però un elite di curatori, critici, collezionisti e galleristi che ci rassicura, dicendoci che quelle sono grandi opere d’arte e così anche noi ci convinciamo di questo” ha dichiarato Paul Bloom ad una televisione americana con una punta di malcelata ironia. Noi sinceramente eravamo già consci di questi meccanismi senza aver condotto alcuna indagine psicologica.