Dal 10 luglio al 5 settembre 2010 al Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art si terrà la mostra Piero Gilardi – Steve McCurry. Time after Time, a cura di Maurizio Vanni e Alessandro Romanini. Esposte 25 opere dell’artista italiano Piero Gilardi e 20 fotografie del fotografo e fotoreporter statunitense Steve McCurry. Ad ognuno dei due artisti è dedicato un piano del museo lucchese, per un percorso che non vuole dunque proporre un confronto tra i due artisti, ma un viaggio attraverso due diverse riflessioni sul tempo.
La mostra “Time After Time” parte infatti dal presupposto che ogni individuo, a prescindere dal proprio momento storico, possa avere un rapporto oggettivo e soggettivo con il tempo. I due artisti manifestano l’intraprendenza di riflettere sul concetto del tempo che passa e che si dissolve, ma al tempo stesso, bloccando o ri-creando frammenti di vita, manifestano dimensioni di un tempo senza tempo. L’artista italiano ed il fotoreporter statunitense riescono a dare origine ad una lucida e solenne danza del tempo che suggerisce quanto l’agire umano possa essere condizionato dallo scorrere, più o meno controllabile, degli eventi. Con i suoi “Tappeti-natura”, Piero Gilardi propone da una parte lo scorrere del tempo cronologico attraverso il passaggio delle stagioni e dei luoghi presi in considerazione; dall’altra un frammento di natura ricreato in vitro, ma con un Dna alterato, che richiama, ricorrendo al concetto di tempo esistenziale, a un ordine universale indispensabile per l’armonia di tutte le cose. I suoi “Tappeti-natura” corrispondono ad una personale rielaborazione del concetto di Natura che deve confrontarsi con la storia, con il presente in divenire, con lo spazio e con il tempo in progress della vita vera. “Spero di poter riunire tutti i tappeti che sto realizzando in un luogo largo e piano racchiuso da una cupola opalescente: in quell’ambiente rarefatto l’immagine di ogni tappeto comincerà a dilatarsi e deformarsi secondo un ritmo organico incomprensibile ma accettabile”.
Con i ritratti della “Ragazza afgana”, realizzati l’uno a distanza di diciassette anni dall’altro, di “Kuchi Shepherd” e di “Shepherdess”, Steve McCurry manifesta l’affascinante, imprevedibile e impietoso scorrere del tempo: “Era un momento preciso nel tempo, eppure oltre il tempo (…). Mi sono reso conto che si trattava della stessa ragazza. I suoi occhi avevano la stessa intensità (…). La pelle mostrava i segni del tempo, c’erano delle rughe, ma il suo aspetto era straordinario come 17 anni prima”. Immagini proposte insieme a scatti quasi meta-reali come “Taj Mahal Reflection”, “Camels in Oil Fire” e “Landscape with Horse” dove, invece, si rivelano i concetti di tempo primordiale, memoriale e ideale. La memoria di ogni luogo sembra essere violata dalla volontà di perpetuarne la sua storia attraverso la fantasia di chi lo percepisce e lo vive.