E’ stato pioniere del graffiti writing oltre che un performance ed hip hop artist capace di influenzare celebri rappers come Cypress Hill e Beastie Boys. Stiamo ovviamente parlando del mitico Rammellzee che sfortunatamente si è spento la scorsa domenica all’età di 49 anni, nel quartiere dove aveva sempre vissuto, nel Queens di New York. Rammellzee cominciò la sua carriera di street artist tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 e si fece subito notare per le sue celebri incursioni sui vagoni della metropolitana di Queens, letteralmente invasi dalle sue lettere spigolose e puntute.
La sua fama crebbe velocemente negli ambienti underground, tanto da fargli guadagnare un’apparizione nel celebre documentario Wild Style di Charlie Ahearn. Nel 1983, il suo amico e collega di street art, Jean-Michel Basquiat l’aiutò ad illustrare la copertina del suo singolo di hip hop, intitolato Beat Bop. La traccia divenne una pietra miliare del genere, grazie alle ritmiche ed allo stile fresco ed innovativo del cantante-artista. La seminale track divenne in seguito la colonna sonora di Style Wars, celebre documentario sui graffiti girato da Henry Chalfant e Tony Silver. Rammellzee trovò anche il tempo di comparire in una pellicola cinematografica con un cameo verso la fine del film Stranger Than Paradise di Jim Jarmusch, girato nel 1984.
Rammellzee è stato una vera e propria figura carismatica all’interno della street art scene statunitense e proverbiale era la sua eccentricità. L’artista infatti non si faceva mai fotografare senza le fantasiose maschere ispirate al mondo della fantascienza. Costumi e maschere, assieme a sculture e dipinti furono i punti saldi della sua creatività sino al momento della sua morte. Rammellzee si è sempre definito un filosofo urbano, l’inventore di una teoria chiamata Gothic Futurism che lasciava spazio all’intricata struttura delle lettere per raggiungere una sorta di potere mistico liberato dall’alfabeto stesso. Il mondo della Street Art lo ricorderà per sempre.