La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia è lieta di annunciare la mostra A Ballad of the Flooded Museum, personale degli artisti italiani Hilario Isola e Matteo Norzi, a cura di Paola Nicolin, che aprirà al pubblico giovedì 26 agosto 2010, nei giorni di inaugurazione della 12. Mostra lnternazionale di Architettura di Venezia.
La mostra, ospitata nelle sale di Palazzetto Tito, è una riflessione sull’acqua come elemento contraddittorio, che sostiene e insieme trascina, che preserva e distrugge, che ricorda e sommerge per sempre, cambiando radicalmente la percezione dello spazio, della luce e dei corpi. Il progetto nasce da una ricerca intrapresa da poco più di un anno dal duo artistico, ispirata a Jacques Cousteau e legata in particolare ad alcuni esperimenti dedicati all’insediamento abitativo sui fondali marini al largo del Sudan, realizzati dal grande oceanografo francese nei primi anni Sessanta.
La natura dell’esperienza di Cousteau e la modalità attraverso la quale gli artisti se ne sono appropriati diventa lo spunto da cui partire per ragionare sul concetto stesso di profondità e di abisso, in senso fisico e psicologico. Accanto alla raccolta di materiale e documenti legati alla storia, gli artisti hanno proceduto alla loro re-interpretazione e re-attivazione, che si sviluppa in diverse direzioni (fotografia, disegni, video e installazioni scultoree), in un progressivo e costante salto di scala.
La mostra vuole dunque suggerire all’interno degli spazi domestici di Palazzetto Tito una possibile e poetica rappresentazione della relazione tra mondo sommerso e terra ferma, invitando a riflettere sulla percezione effimera dello spazio, sull’acqua come display, sulla relazione tra fiction e realtà e sulla natura stessa dell’opera d’arte nella sua messa in scena al museo. In questo modo gli artisti rivelano l’interesse per la relazione tra contesto e contenuto, tra spazio dell’esposizione, opera e spettatore. Particolare significato assume infatti il luogo espositivo, ovvero un palazzetto che sorge dall’acqua e che dall’acqua è spesso sommerso, come solo a Venezia può accadere.