La stagione artistica 2010-2011 è ancora un’incognita, molte sono infatti le aspettative e le promesse da mantenere ma ognuno di noi in cuor suo spera di poter vedere il nostro bel paese emergere da una situazione di stasi che da sin troppo tempo aleggia nel sistema.
Sarà la stagione del Maxxi, il gioiellino progettato da Zaha Hadid dovrà infatti zittire le mille critiche e proporre una linea espositiva di grande respiro, un programma in grado di reggere il confronto con la maestosità della struttura. Mentre gli artisti nostrani sono ancora combattuti tra il minimalismo e la Nuova Scuola di Lipsia, il Pop Surrealism e l’arte digitale sembrano in netto calo, tanto che molti esponenti di tale correnti artistiche si sono dati alla fuga, preferendo lidi ben più rassicuranti.
Parlando di tecniche invece regnerà lo strapotere dell’installazione con qualche sprazzo di fotografia visto che la pittura sembra sempre più ostacolata e videoarte e performance invece sono mine vaganti che hanno tutta l’aria di non voler esplodere mai. Sarà inoltre interessante osservare quali tipo di mostre ci proporranno le varie gallerie sparse per la nazione. Quelle di tendenza le hanno provate un poco tutte per sorprendere, spesso dimenticando che l’arte contemporanea non è una forma di spettacolo.
Eppure la parola d’ordine potrebbe essere “sobrietà”. Ora che gli allestimenti a sorpresa hanno segnato il loro tempo, i colpi di scena non fanno più notizia, i testi sperimentali sono roba da avanguardie storiche, i talk con gli artisti sono stati largamente utilizzati, le mostre collettive sono passate di moda, gli artisti stranieri sono stati “italianizzati” e quelli italiani non si sono mossi da dove si trovavano, sarà molto difficile trovare un’altra maniera per stupire le masse. Infine verso l’estate gli occhi saranno tutti puntati sulla Biennale di Venezia, dove il nostro Vittorione nazionale sciorinerà la sua personale visione di arte contemporanea italiana.
Certo rimangono aperti altri interrogativi sull’andamento delle varie fiere, sugli impeachment dei vari concorsi e premi, sulla cancellazione di alcuni grandi eventi e sulla conferma di altri, sul cambio di poltrone e sull’ennesimo caso letterario. Insomma, meglio aspettare che predire.