Il 26 agosto si inaugura all’Arsenale Novissimo di Venezia la mostra The Bearable Lightness of Being – The Metaphor of the Space, 2. Nella prima parte del progetto, nato nel 2008, lo scopo che la mostra si era prefisso era stato quello di riunire la ricerca di alcune tra le piu`importanti artiste donna contemporanee, tra le quali: Marina Abramović – Eija-Liisa Ahtila – Maja Bajevic – Renata Boero – Letizia Cariello – Danica Dakić – Gloria Friedmann – Siobhán Hapaska – Candida Höfer – Oda Jaune – Tessa Manon den Uyl – Sabrina Mezzaqui – Yoko Ono – Anila Rubiku – Katharina Sieverding – Francesca Woodman, che da diverse angolazioni avevano affrontato il tema della relazione tra l’uomo e il suo ambiente di riferimento – per usare un termine preso a prestito dall’etologia – la sua nicchia vitale.
Nella seconda parte del progetto, i curatori Andrea Bruciati, Davide Di Maggio e Lóránd Hegyi hanno chiesto a 21 tra gli artisti uomini contemporanei più importanti di sviluppare lo stesso concetto. La mostra suggerisce una lettura particolare degli spazi artisticamente trattati dando l’opportunità di analizzare le differenti posizioni di artisti contemporanei che lavorano nello spazio e con lo spazio in modi diversi e con diverse intenzioni ed intenti. Procedendo con metodi e referenti completamente differenti fra loro, gli artisti interpretano lo spazio in contesti socioculturali, antropologici e politici. Gli spazi coinvolti nel loro lavoro sono il risultato di processi plastici, architettonici, fisici, virtuali o digitali dove il livello immaginativo, metaforico e para-logico del significante crea nuove connessioni e nuove vivide e vitali costellazioni con elementi di ampia narratività basata sull’atto di prendere/occupare uno spazio in modo da ridefinire la funzionalità e il linguaggio.
La mostra che si fonda infatti sul concetto di “Den Raum beleben” ossia dare nuova vita allo spazio, presenta esempi paradigmatici di artisti contemporanei che lavorano a differenti interpretazioni funzionali e personali dello spazio intese come contesto umano, sociologico dove è possibile intervenire creando nuove relazioni e nuove interferenze. In questo processo la tradizione culturale, la memoria, la storia, i sistemi linguistici convenzionali, le nuove e concrete sfide, il corpo umano e le sue energie creano una nuova costellazione dove i contesti mentali, metafisici e simbolici sono mescolati con esperienze concrete, personali e spesso emotive di micro-narratività.
I 21 artisti della mostra hanno sviluppato connessioni artistiche speciali nell’interpretazione della funzionalità dello spazio e nelle referenze antropologiche e culturali. Prendere/occupare spazio, prendere terreno, lavorare nel campo culturale sono il fulcro di questa mostra. Alcuni lavorano con il video e la performance, dove il carattere effimero, l’utilizzazione vitale del tempo e del corpo, l’ambientazione e l’immediato contesto fisico determinano la prassi artistica. Altri lavorano con processi re-interpretativi quali pittura e fotografia dove un certo tipo di presenza immediata dei materiali determina l’argomentazione visuale. La ricca eterogeneità e la polifonia linguistica dei lavori proposti corrisponde allo status reale della nostra sensibilità e della nostra multi-identità contemporanea poiché riflette l’inevitabile avvicinamento fatalistico-realistico di interpretazioni artistiche di micro-narrativa quotidiana. La mostra suggerisce un’attitudine non gerarchica, intima, personale, aperta, anti-celebrativa e esteticamente sensibile che sembra essere poeticamente efficiente ed efficace nel discorso sulle competenze dell’arte.
Gli artisti invitati: Franz Ackermann, Michael Beutler, Pedro Cabrita Reis, Tobias Collier, Pierpaolo Curti, Cyprien Gaillard, Paolo Gonzato, Dan Graham, Francesco Jodice, Nam June Paik, Aris Kalaizis, Wolfgang Laib, Ciprian Muresan, Robin Rhode, Tiago Rocha Pitta, Andrea Santarlasci, Luca Trevisani, Günther Uecker, Alexander Ugay, Guido van der Werve, Jordan Wolfson