Leggendo una notizia apparsa ieri sulla cronaca di Napoli del quotidiano La Repubblica, non possiamo non essere un tantino basiti. Il celebre giornale ha infatti riportato alcune notizie riguardanti un’improbabile gita di Vittorio Sgarbi al museo Madre di Napoli. Il Vittorione Nazionale sarebbe attualmente impegnato nella ricerca di artisti campani per il suo attesissimo padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Il comportamento del critico somiglia un poco a quello dell’allenatore della nazionale di calcio che generalmente osserva tutte le partite di campionato per capire chi convocare in prima squadra.
Vittorione dovrebbe però quantomeno conoscere l’arte contemporanea nostrana ed i tempi ci sembrano un tantino stretti per compiere giri di ricognizione. Comunque sia il celebre critico non ha trovato al Madre quello che cercava ed anzi lo ha definito una sorta di McDonald’s che mette in mostra artisti intercambiabili: “Gli artisti che sono qui li puoi vedere anche altrove. Dove Sono i napoletani? E i giovani che sperimentano?” rende noto dalle pagine di Repubblica.
Insomma se siete giovani ed arrembanti artisti campani, potete star certi che non sarete chiamati alla prossima Biennale, poiché non essendo presenti negli spazi del Madre di fatto non esistete. Questa condizione di “non essere” è un poco simile a quella tanto decantata da Carmelo Bene, il quale una volta disse: “Non c’è bisogno di consegnare un cadavere in pubblico per meritare la dimenticanza”. Il cadavere in questione potrebbe essere quello dell’arte contemporanea italiana, sempre sperando che il prossimo padiglione Italia non rappresenti il funerale.
“Sto facendo un lavoro sul campo: pittura, scultura, fotografia, ceramica e design, voglio fare una mostra che tenga conto della regione” prosegue Sgarbi, al suo elenco mancano stencil e decoupage, per noi invece queste parole sono foriere di una Biennale-Stivale, troppo simile a Campanile Sera. In chiusura dell’articolo, Vittorione si domanda dove siano finiti artisti campani come Luigi Mainolfi o Antonello Matarazzo e forse in queste parole già si nascondono due protagonisti della prossima Biennale.
Stefania Marottis 25 Settembre 2011 il 16:53
Tra gli artisti napoletani, spicca Antonello Matarazzo, avellinese, ma partenopeo d’adozione, regista del documentario “Latta & Cafè”, dedicato a Riccardo Dalisi e prodotto da Aurelio De Laurentis. Un autore di fama nazionale ed internazionale, vincitore di premi e di riconoscimenti prestigiosi, che il prof. Sgarbi conosce bene. Purtroppo, l’arte contemporanea assolve al ruolo complesso di essere interprete del disagio della società del Terzo Millennio e pochi, purtroppo, considerata anche la crisi dell’ispirazione artistica, riescono a raggiungere livelli elevati. Ma l’arte è in continua evoluzione e Napoli, come del resto la Campania, continua ad esprimere delle eccellenze, come Antonello Matarazzo, Lello Lopez, per non parlare di Mimmo Paladino