Astana è dal 1997 la capitale del Kazakhstan, il suo nome significa semplicemente “capitale” ed è stato scelto perché è facile da pronunciare in molte lingue. Nel 2001 le istituzioni decisero di fare di Astana una grande città dotata di tutte le infrastrutture necessarie e caratterizzata da un design all’avanguardia.
Il compito di erigere dal nulla una meraviglia del futuro fu affidato a Kisho Kurokawa al quale furono date ampie risorse con l’obiettivo di fondere l’architettura con la natura circostante. Kurokawa è morto nel 2007 ma la città sta ora seguendo i suoi progetti ed è piena di parchi e tratti alberati. Astana è uno di quei pochi esempi al mondo di capitale costruita da zero, le altre sue più celebri omonime sono San Pietroburgo, Washington DC, Canberra, Ankara e Brasilia. Come molto spesso succede a queste città costruite a tavolino, esse diventano una sorta di monumento sintetico, un inutile sfoggio di forme futuribili che nessuno però ha intenzione di chiamare casa. A vederla Astana sembra una sorta di stazione spaziale immersa nella steppa un poco simile ad un avamposto terrestre su marte.
La città inoltre è dotata di alcuni stravaganti architetture come una piramide d’argento alta ben 62 metri disegnata dai designers inglesi Foster+Partners che hanno persino realizzato una sorta di enorme tenda traslucida che prende il nome di Khan Shatyr e che dall’alto dei suoi 152 metri di altezza ospita un centro commerciale, un giardino botanico, un parco dei divertimenti e prossimamente anche una piccola stazione balneare. Eppure con tutto questo fermento architettonico, Astana non possiede un quartiere antico in grado di ospitare la movida locale, non ha il fascino dei vicoli e non possiede sorprese nascoste, tutto è alla luce del giorno e tutto manca di fascino. Solo il tempo potrà dirci se in seguito Astana diverrà densamente popolata o solamente l’ennesima cattedrale nel deserto.