Con la mostra The Panza Collection. Conceptual Art, il Mart di Rovereto rende omaggio ad uno dei piu’ grandi collezionisti internazionali del secondo dopoguerra, di recente scomparso: Giuseppe Panza di Biumo, grande sostenitore del Mart fino dalla metà degli anni Novanta, e tra i primi collezionisti ad aver concesso parte del loro patrimonio in deposito a lungo termine al Museo.
La mostra, programmata e progettata da Gabriella Belli insieme a Giuseppe Panza nel 2008, vedrà la luce nella formulazione originale pensata dallo stesso collezionista, che, come e’ noto a coloro che hanno avuto l’onore di lavorare con lui, ha sempre progettato fin nei minimi dettagli tutte le esposizioni dedicate ai lavori della sua vastissima collezione. L’idea di una mostra che avesse come oggetto le opere di arte concettuale presenti nella sua collezione, e’ nata dall’esigenza – con lui condivisa – di ripensare al deposito a lungo termine attualmente presente in museo, selezionando alcune nuove opere, con particolare riferimento all’arte concettuale, tendenza piu’ che mai attuale.
Il progetto e’ dunque maturato nell’arco di alcuni anni e oggi il Mart e’ in grado di presentare per la prima volta in Italia una selezione davvero straordinaria di lavori prodotti da autori di primaria importanza, tutti ordinati e selezionati dall’intuito profetico di Giuseppe Panza. Saranno esposte circa sessanta opere di artisti di fama internazionale, come Robert Barry, Hanne Darboven, Jan Dibbets, Hamish Fulton, Robert Irwin, Joseph Kosuth, Lawrence Weiner, Sol LeWitt, David Tremlett, Franco Vimercati, Ian Wilson, Peter Wegner.
Il conte Panza inizio’ ad acquistare arte concettuale nel 1969, con una svolta rispetto al decennio precedente, in cui si era avvicinato all’espressionismo astratto e alla Pop Art. Giuseppe Panza fu attratto in modo totalizzante dalla “ricerca dell’essenziale” propria del Minimalismo e dei suoi esiti concettuali successivi. “Non e’ un’arte ostica o scopertamente intellettualistica – scriveva Panza – riguarda la vita quotidiana”. Un’affermazione che, negli anni Sessanta, poteva lasciare sconcertati, ma che il collezionista ha difeso con grande coerenza.
Come nota acutamente Evelyn C. Hankins nel suo saggio in catalogo, “la predilezione minimalista per le forme ridotte e per la ripetizione derivava non da interessi puramente formali ma da un nuovo rispetto per il ruolo della matematica e della logica nella pratica creativa”.
Un clima intellettuale, questo, perfettamente compreso da Panza, che giudicava il pensiero “la piu’ alta delle attività umane.” Il suo fu un atto di coraggio che ha permesso non solo la conservazione, ma spesso anche la creazione di nuove opere da parte di artisti che, a quarant’anni di distanza, sono considerati protagonisti esemplari di una stagione di grande creatività e innovazione.
Gli artisti selezionati per “The Panza Collection. Conceptual Art”, pur tra notevoli differenze condividono una caratteristica fondamentale: si sono opposti alle categorie tradizionali di pittura e scultura e hanno proposto una definizione di arte molto piu’ ampia; dalle opere concettuali che privilegiano l’idea rispetto alla creazione di oggetti, alle grandi installazioni che sfidavano le concezioni convenzionali sulla percezione, e mettevano in discussione il confine tra un’opera d’arte e l’ambiente che la circonda.