La mostra 1861. I pittori del Risorgimento, che si apre a Roma, alle Scuderie del Quirinale il 6 ottobre e si chiude nell’anno che celebra l’Unità d’Italia, ha come tema il confronto tra la pittura italiana e gli eventi che tra il 1859-1860 hanno determinato la conquista della libertà, dell’indipendenza e dell’unità nazionale.
Cosi’ accanto ai grandi dipinti dei pittori protagonisti del Risorgimento, opere di dimensioni monumentali che rappresentano l’epopea bellica nelle sue tappe fondamentali, vengono accostate opere di dimensioni piu’ contenute, che documentano la partecipazione popolare e collettiva all’ideale risorgimentale. Il cuore della mostra e’ rappresentato dalla pittura di battaglie ad opera dei cosiddetti “pittori soldati”, lombardi, toscani e napoletani, quali Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini, Michele Cammarano; tutti convinti patrioti, che presero parte in prima persona a molte di quelle battaglie, e ne resero testimonianza attraverso una pittura esatta e fedele agli eventi, mai retorica e sempre attenta ai tanti risvolti umani, naturalmente e tristemente legati alla guerra. L’altro grande protagonista della pittura di quegli anni, il livornese Giovanni Fattori, capofila dei Macchiaioli, pur non essendo partito come volontario, fu comunque ideologicamente partecipe alle lotte risorgimentali, e si reco’ spesso sui luoghi degli scontri, per dare alle sue opere il senso drammatico della verità dei fatti.
Del tutto nuova rispetto alla tradizione accademica, questa giovane arte italiana fu rivoluzionaria anche nella forma. Prive di accenti celebrativi, per quanto di committenza pubblica e addirittura reale, destinate a residenze ufficiali quali il Palazzo Reale di Milano, queste opere rappresentano non tanto lo spiegamento di forze, le grandi manovre tattiche, gli alti ranghi, quanto il “dopo”, il “dietro le quinte”, le retrovie: i semplici soldati, i feriti curati grazie alle prime forme di assistenza (la nascita della Croce Rossa sarà frutto di quelle drammatiche giornate), gli stessi nemici caduti, accomunati all‟esercito piemontese nella tragedia della morte, come si puo’ vedere in due monumentali capolavori quali Assalto a Madonna della Scoperta o Episodio della battaglia di San Martino 1864-1868 di Giovanni Fattori, o La battaglia della Cernaja, opera del 1857 di Gerolamo Induno.
Come sorta di “anticipazione” alla pittura del 1859-1860, nella prima sala espositiva si trovano alcune opere emblematiche, introduttive ai temi della mostra. Gli abitanti di Parga che abbandonano la loro patria di Francesco Hayez, del 1826-1829, in cui l‟artista rievoca l’abbandono della patria da parte degli abitanti della cittadina greca, durante la lotta di indipendenza dalla dominazione ottomana, una vicenda in cui intellettuali e patrioti italiani videro come uno specchio della storia del loro Paese sottomesso all‟Impero austriaco e, per la prima volta nel genere della pittura storica, un‟opera in cui gli umili divengono protagonisti ed eroi. Non a caso, Giuseppe Mazzini, attento al significato e al messaggio insito nell‟arte, lo giudico’ un quadro- manifesto che avrebbe aperto la strada ad una nuova arte nazionale.
Nella stessa sala, a inizio del percorso espositivo, sempre dal popolo vengono altri eroi del passato, visti, in anni “caldi” come quelli intorno al rivoluzionario biennio 1848-1849, come esempi di riscatto e desiderio di libertà: Spartaco, lo schiavo capace di sfidare la stessa Roma, nell’opera del 1848-1850 del patriota Vincenzo Vela, e Masaniello che chiama il popolo alla rivolta, il pescatore napoletano che a metà Seicento oso’ guidare il popolo napoletano contro il vicereame spagnolo, nel marmo del veronese Alessandro Puttinati, del 1846.
Mentre il primo piano e’ dedicato ai dipinti monumentali che illustrano l’epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1870, con il coronamento del processo di unificazione e del sogno mazziniano e garibaldino rappresentato, il 20 settembre 1870, dall’entrata in Roma dell‟esercito regolare italiano attraverso la breccia di Porta Pia (di forte impatto scenografico il grande dipinto di Michele Cammarano dedicato a I bersaglieri alla presa di Porta Pia), salendo al secondo piano delle Scuderie del Quirinale, si incontrano altre tappe fondamentali del percorso risorgimentale, e si entra attraverso una serie di dipinti di formato piu’ ridotto, all‟interno delle coscienze di quanti aderirono al Risorgimento non dal fronte degli scontri ma dagli interni domestici, popolari o borghesi, nelle strade, nelle osterie, nelle famiglie.
Alcune opere ricordano gli episodi salienti delle rivoluzioni del 1848-49 e i fatti di Roma, Milano, Venezia: da un dipinto dalla forte carica allusiva quale La Meditazione di Francesco Hayez (inedita e drammatica rappresentazione dell‟Italia, che tiene in mano la croce su cui sono impresse in rosso le date delle cinque giornate di Milano), al ritrovato capolavoro di Gerolamo Induno, che fu a Roma con Garibaldi nel 1849, La trasteverina uccisa da una bomba, omaggio al popolo anonimo che muore per un ideale.
Come era già avvenuto per i fatti di Roma, Milano e Venezia tra il 1848 e il 1849, anche l‟epopea dei Mille godette di un grande favore nell‟opinione pubblica mondiale, e fu seguita dalla stampa internazionale, celebrata dagli intellettuali, sostenuta, anche in prima persona, da uomini di cultura e artisti. Tra questi ritroviamo quei pittori che, “in diretta” o poco dopo, ricordarono gli avvenimenti ed i loro protagonisti, e si concentrarono sulla fase della preparazione e sulle aspettative create nel popolo dall‟impresa di Garibaldi, aspettative a volte deluse e ugualmente documentate. Gerolamo Induno nel grande quadro dedicato a La discesa d’Aspromonte, rende un resoconto esatto e grave dello scontro fratricida di Aspromonte, tra l‟esercito di Garibaldi e i soldati italiani.
Nell’ultima parte della mostra, capolavori tardi di Giovanni Fattori, riuniti insieme per la prima volta, come Lo staffato e Lo scoppio del cassone, denunciano, a ormai molti anni di distanza dall’Unità d‟’talia, gli orrori della guerra e il sacrificio di tanti, quasi a monito di un nuovo impegno civile e morale: quello di essere, dopo tante sofferenze, finalmente italiani. Queste rappresentazioni forti, tragiche, si alternano ad un gusto elegiaco e crepuscolare, come nei dipinti del siciliano Giuseppe Sciuti o del toscano Odoardo Borrani che sottolineano, con scene che ricordano la partecipazione delle famiglie, delle donne, della gente comune, agli ideali di unità e libertà, che la nascita della nazione Italia e’ stata veramente la realizzazione dei sogni e delle speranze di un intero popolo.
goffredo 13 Dicembre 2010 il 18:05
1861 I pittori del Risorgimento alle Scuderie del Quirinale 6 ottobre – 16 gennaio-
Non capisco come mai i curatori e gli organizzatori della mostra abbiano dimenticato, trattandosi appunto di una mostra sul Risorgimento, il pittore Carlo Ademollo(Fi 1824-1911)che è sempre stato un esponente di primo piano della pittura risorgimentale. Le sue opere sono presenti in molti musei compreso quello del Risorgimento di Milano dove si trova “La breccia di Porta Pia”. L’incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele a Teano, oggi al Museo Capodimonte di Napoli, è il suo quadro più famoso; infatti è riprodotto nella maggior parte dei testi scolastici di storia……. A Roma, al Vittoriano, si può vedere di Carlo Ademollo il ritratto di Giuseppe Garibaldi a cavallo.