A Milano e a Genova si chiama Start, a Roma l’opening collettivo delle gallerie dedicato all’arte contemporanea si chiama Art2Nights. Quindi venerdì 8 e sabato 9 ottobre, grazie all’organizzazione dell’associazione Untitled Association si è verificata un’immersione totale all’interno del vasto mare delle offerte artistiche capitoline, un tuffo a cui hanno partecipato migliaia di persone.
Un successo annunciato che conferma (se ne sentivate il bisogno) l’attuale sequela di missioni portate a termine dalla capitale a partire dall’opening del Maxxi e via dicendo. Insomma, Roma capitale dell’arte contemporanea? non esageriamo, andiamoci con i piedi di piombo ma è innegabile che qualcosa si sta muovendo per il verso giusto, non lo dicono solo i numeri ma anche l’incredibile presenza di pubblico ‘cciovane che ha presenziato sia alla kermesse dello scorso week end, sia all’appuntamento Macro Video Drink, sia al party finale di Art2Nights sabato sera all’interno di un Maxxi trasformato in un’insperata quanto accattivante disco-lounge. Si respira aria newyorchese ma c’è ancora molto da fare, bisogna prima scrollarsi di dosso provincialismo e pretestuosità e bisogna armarsi di sano coraggio, offrendo al pubblico qualcosa di fresco e non stiamo parlando solo di birre. Effettivamente le note dolenti ci sono, girando per le gallerie di Art2Nights non tutto ci è sembrato all’altezza della manifestazione e qualcosa in più si poteva pur fare. Abbiamo le strutture, ora mancano i contenuti e di questo (noi addetti ai lavori) siamo direttamente responsabili. Nell’immediato futuro bisognerà coinvolgere il pubblico, sfruttare i nuovi musei in maniera trasversale e concedere finalmente un poco di spazio ai giovani artisti romani e così dovranno fare anche le gallerie private. Solo avvicinando l’arte contemporanea al grande pubblico si potrà creare un nuovo giro di collezionismo ed una nuova attenzione sul talento creativo nostrano, da esportare poi con maggior successo all’estero.
L’arte è stata per molti secoli appannaggio di pochi, oggi i tempi sono cambiati, nascono nuove potenze dove prima regnava solo fame e miseria, cambia il modo di pensare al museo grazie agli spazi ininterrotti ed aperti al dialogo creati da Zaha Hadid. Deve e sottolineo deve cambiare la nostra abitudine di non rispondere alle richieste degli altri, di trincerarsi dentro gallerie-feticcio zeppe di incomprensibili orpelli minimal, di barattare la professionalità con il modaiolo ed il patinato. La parola d’ordine è: “apertura” che vi piaccia o meno.