In occasione del nuovo ciclo espositivo MACROFall 2010, il Museo Macro di Roma ospita nei propri spazi le installazioni di Riccardo Benassi e Tomaso de Luca – vincitori della prima edizione di 6ARTISTA – a conferma sia della costante attenzione del Museo verso le nuove generazioni di artisti attivi a Roma, sia del legame storico tra il museo e Pastificio Cerere quali grandi laboratori di immagini.
Partito nel 2009, 6ARTISTA è il Premio concepito da Fondazione Pastificio Cerere e Associazione Civita con il sostegno di Allianz per supportare i giovani talenti nella loro fase formativa attraverso un periodo di residenza presso il Pastificio Cerere, un luogo che dagli anni Settanta in poi ha visto la nascita e lo sviluppo delle tendenze artistiche più interessanti della capitale, uno spazio in cui gli artisti transitano, vivono e lavorano. L’obiettivo è quello di offrire un luogo di confronto con i diversi linguaggi, idee e tecniche, affinché i giovani individuati possano approfondire la loro poetica e consolidare il proprio linguaggio.Riccardo Benassi s’interroga sul tempo, sullo spazio, sulle architetture; lavora sulle sensazioni e sull’incontro fra i suoi due grandi interessi: suono e materia. L’installazione sonora “1982” è una sala d’aspetto espansa, specificatamente progettata per l’architettura del Macro. Una zona di passaggio del museo viene tramutata in area di sosta ad uso e consumo dei visitatori e sembra offrire un comfort casuale che non ha scopi apparenti se non l’esibizione di se stesso.
La ricerca di Tomaso De Luca s’incentra sull’identità maschile e le sue declinazioni all’interno del corpo e dello spazio. L’artista va alla ricerca di una statua di epoca fascista, riscoperta nel 2009, chiamata “il Cacciatore”, che appare e scompare da oltre 70 anni. Trova però una scultura il cui volto è celato totalmente dalla vegetazione e decide, partendo da un’unica fotografia, di disegnare cento volte la sua testa invisibile. In The Sleepers De Luca fa “incontrare”, attraverso l’uso del disegno e della performance, lo stesso Cacciatore con un’altra scultura dimenticata: il Bigio di Brescia. Questi due lavori di Tomaso De Luca, concepiti come un unicum, raccontano un piccolo ciclo dello sguardo, sostituito o modificato dall’esperienza percettiva della prassi artistica.